Poste, lo "scandalo" delle inesitate

Un disservizio costante del quale non si sentiva la necessità

MONREALE, 8 luglio – Alzi la mano chi non ha mai avuto problemi con il servizio di recapito della posta, quello per cui è obbligatorio mettere una firma per ricevuta. O per dirla meglio: quello che può essere definito come "lo scandalo delle inesitate".

Senza ombra di dubbio questo servizio (meglio disservizio) vince, per distacco, la gara dei disagi causati agli utenti di Poste Italiane.

Capita fin troppo spesso di accorgersi che nelle propria buca delle lettere ci si trovi un "avviso" che informa l'utente di doversi recare allo sportello "Inesitate", che come moltissimi cittadini sanno, per averlo frequentato, ahiloro, con una certa frequenza, si trova presso l'ufficio di piazza Guglielmo. Un ufficio, già di suo, ci si passi il termine, abbastanza incasinato, per usare un eufemismo, dove di tutto ci poteva essere bisogno, tranne che di un ulteriore aggravio di utenza, determinato, appunto dallo sportello "inesitate". Code interminabili, locale non adeguato, situazioni di tensione facili a verificarsi e qualche volta è volata qualcosa di più di qualche parola grossa. Insomma di andare lì se ne farebbe volentieri a meno.

La rabbia sorge immediata, poiché – qualcuno smentisca, se ne è capace – l'avviso di giacenza lo si trova molto spesso pur avendo la certezza di essere stati in casa al momento della consegna. Ci si chiede: non era proprio possibile schiacciare il tasto del citofono per sincerarsi? O peggio: perché hanno citofonato per avere aperto il portone e poi hanno lasciato l'avviso senza dire, come si dice dalle nostre parti, "né ahi, né bai"? Insomma, definirlo malcostume sembra quantomai riduttivo. Senza contare che per andare a recuperare una inesitata spesso è necessario assentarsi dal proprio lavoro, con tutte le difficoltà del caso. E se la giacenza supera i cinque giorni, ciliegina sulla torta, c'è pure da pagare.

E serve a poco esporre le proprie lamentele agli impiegati dello sportello, già abbastanza stressati per i fatti loro. La risposta è: faccia ricorso.

Insomma: un cittadino-utente, abituato a modi civili, deve subire le angherie perché sa che le sue lamentele sono carta straccia? Dare vita a forme di protesta meno urbane certamente non è mai bello, ma alzi la mano chi non ha mai pensato di metterle in atto, almeno una volta.