Il presule ha celebrato i funerali di Stato del sindacalista ucciso
CORLEONE, 24 maggio - "Chi ha assassinato Placido Rizzotto e' il vero perdente, come lo sono tutti gli assassini che sono perdenti agli occhi di Dio e della societa' umana". Lo ha detto l'arcivescovo di Monreale Salvatore Di Cristina per i funerali del sindacalista Placido Rizzotto.
Le esequie si sono svolte oggi nella chiesa madre di Corleone alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e della sorella Giuseppa Rizzotto. "Sono troppi 64 anni di attesa per i funerali - ha aggiunto monsignor Di Cristina nel corso della sua omelia - oggi non e' solo un atto dovuto ma un atto di culto, il rito cristiano delle esequie. Ricordiamo un figlio indimenticato e indimenticabile di questa terra cui siamo grati per la sua attivita' politica e sindacale a favore dei piu' deboli e contro il sopruso mafioso. Placido ha avuto sete della giustizia ed e' stato un vincitore: chi lo ha assassinato e' il perdente come lo sono tutti gli assassini di ieri e di oggi". "Anche la vicenda di Placido Rizzotto fa parte della memoria condivisa di questo Paese - ha detto, invece, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al termine dei funerali di Stato - Abbiamo appena finito di celebrare i 150 anni dell'unita' d'Italia e sebbene la vicenda Rizzotto non ne faccia parte, non possiamo non considerarla a pieno titolo come elemento della memoria condivisa degli italiani. I sacrifici di coloro che hanno perso la vita per mano della mafia – ha proseguito il Capo dello Stato – hanno dato i loto frutti. C'e' molto della loro lezione in noi e nella coscienza della gente siciliana e in particolare dei giovani. E' un elemento di forza per tutto il Paese".
"Zio Placido non ti ho conosciuto ma mi hanno parlato sempre di te sin da piccolo – ha affermato, invece, Placido Rizzotto, nipote omonimo del sindacalista ucciso – Nonno Carmelo che si e' battuto per avere restituito il corpo del figlio. Nonna Rosa vestita sempre di nero. Non ho avuto da te carezze, ma ho avuto l'orgoglio di portare il tuo nome che mi ha fatto sentire come il figlio che non hai potuto avere".