Andranno in posizione B1 part-time a decorrere dal 4 ottobre 2004
MONREALE, 28 ottobre – I 41 precari, che per diversi anni avevano instaurato un contenzioso con l’amministrazione comunale, dovranno essere assunti a tempo indeterminato. La disposizione arriva dalla Corte d’Appello di Palermo, dopo che in primo grado, invece, il giudizio era stato sfavorevole agli ex articolisti. Nei prossimi giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.
Quel che si sa adesso è che i 41 ricorrenti, che in giudizio erano rappresentati dall’avvocato Alessandro Garilli, avranno riconosciuta la fascia B1 part-time a decorrere dal 4 ottobre 2004, data in cui era stata inviata dal Comune di Monreale la lettera di assunzione a tempo indeterminato, poi trasformata con durata quinquennale.
Il giudizio di appello ha visto pure il Comune condannato a pagare le spese processuali per un totale di diciottomila euro: ottomila per il primo grado, diecimila per il secondo.
Il contenzioso legale tra i precari e l’amministrazione comunale risale al dicembre 2004, quando la giunta Gullo, con la delibera 143 del 22 dicembre, aveva notificato agli ex articolisti un provvedimento che tecnicamente si chiamava di “modifica del programma di fuoriuscita”. In sostanza, si trattava di una stipula di un contratto di diritto privato di durata quinquennale. La proposta non era stata accolta dai precari, che rivendicavano, invece, il diritto ad una stabilizzazione a tempo indeterminato e per far questo avevano addirittura occupato la sala Rossa del municipio durante le festività natalizie.
“Sono contento che i precari abbiano vinto questa battaglia – fa sapere il sindaco Filippo Di Matteo – perché io sono sempre stato dalla loro parte. Aspetto adesso di conoscere la sentenza per capire le modalità di inquadramento ed i fondi ai quali attingere per pagare questi lavoratori”.
“Sembra avviarsi ad una conclusione positiva il lungo calvario dei 41 precari – osserva Fortunata Farinella, rappresentante sindacale dei precari – Trovo assurdo, però, essere costretti a rivolgersi a dei giudici per avere riconosciuto un diritto leso sia da una legislazione regionale discriminante e incoerente nei confronti di una stessa categoria di lavoratori, sia da amministrazioni comunali che si susseguono lavorando più nella logica di distruggere l’operato di chi le precede che nella logica della continuità e della ricerca del benessere collettivo”.