Quindici nuovi piccoli confratelli: Collegiata gremita per la vestizione

Partecipatissima la cerimonia di ingresso nella Confraternita

MONREALE, 1 maggio – In una Collegiata stipata in ogni ordine di posto, si è svolta oggi pomeriggio la tradizionale cerimonia della vestizione dei nuovi confratelli e del passaggio di grado di quelli già iniziati.

Quindici nuovi bambini da adesso, pertanto, faranno parte della confraternita del SS.Crocifisso, che – come è noto – ogni anno ha il compito di portare in processione il simulacro del Cristo in croce il 3 maggio. Ma far parte della Confraternita non è soltanto questo, come dimostrano le innumerevoli iniziative che i giovani e i meno giovani del gruppo realizzano nel corso dell’anno. Ecco perchè, nel corso della solenne funzione, i nuovi ammessi, guidati dal presidente Valentino Mirto, hanno fatto promessa di adesione e di accettazione dello Statuto e dei principi morali ispiratori della Confraternita. Da oggi, quindi, ne accettano le regole, impegnandosi a rispettarne l’applicazione.

La cerimonia, come sempre super partecipata (così come tutte le serate di questa novena, edizione 2012), è stata presieduta dal vicario generale della Diocesi, monsignor Antonino Dolce, assieme al predicatore scelto per questo novenario, don Emanuele Aghus ed al rettore del Santuario della Collegiata, don Giuseppe Salamone. Lo stesso don Giuseppe Salamone, è stato indicato quale padrino del nuovo stendardo che è stato benedetto. Il vessillo, di colore azzurro e giallo, raffigura il volto Papa Giovanni Paolo II e farà parte di quelli che accompagneranno la processione il prossimo 3 maggio.

Don Aghus, traendo spunto dalla ricorrenza civile della Festa dei Lavoratori, nel corso della sua articolata omelia, si è molto soffermato sui temi del lavoro. «Come contribuisce la nostra fede a vivere la quotidianità nel mondo del lavoro? – ha chiesto il predicatore maltese – Cos ci dice lo sguardo di Gesù Crocifisso nella vita lavorativa quotidiana? La Chiesa considera il lavoro l’esplicazione delle facoltà umane, non un castigo, ma l’espressione del bisogno dell’uomo. Il lavoro è un diritto umano di ogni persona – ha proseguito don Aghus – ed è questo il messaggio della nostra festa. In ogni celebrazione noi ricordiamo come il pane ed il vino, che diventano corpo e sangue di Cristo, siano frutto del lavoro dell’uomo».

 

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