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Quella fake news sul rallysta-mafioso alla guida della “papamobile”

| Nicola Giacopelli | Cronaca varia

Angelo Siino era chiamato "il Ministro dei Lavori pubblici di Cosa Nostra"

Definito il “ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”, Angelo Siino dopo alcuni anni di impegno nel settore dell’imprenditoria e della politica a San Giuseppe Jato, suo paese di origine, (...)

(...) per un lungo periodo alle competizioni automobilistiche, utilizzando lo pseudonimo di “Bronson”, scelto per la sua somiglianza con il noto attore statunitense Charles Bronson, scomparso nell’estate del 2003.

Dopo l’esordio nel 1964 con una Fiat 500, appena ventenne, passa poi alle gare rallistiche: per alcuni anni è rimasto fedele alla Opel, dapprima con una Kadett GS/E e successivamente con una più moderna e competitiva Ascona 400, con cui nel 1981 coglie la prima vittoria assoluta nel “Rally dei Giganti”; l’anno seguente, con la stessa vettura ottiene quattro affermazioni.
Siino acquista quindi la Ferrari 308 GTB “Gruppo B” (telaio n. 18869) preparata da Michelotto con cui aveva in precedenza corso il bravo Roberto Cambiaghi: il suo anno migliore è il 1983, nel corso del quale vince ben cinque gare, conquistando il titolo nella “sesta zona” del campionato nazionale rally; si ripete nella stagione successiva con tre successi, sempre alla guida del bolide di Maranello. Nei primi anni ‘80 “Bronson” prende parte ad alcune edizioni della “Targa Florio”, che era all’epoca uno dei più prestigiosi e seguiti appuntamenti del campionato europeo rally; la sua ultima vittoria è al “Valli dello Jato” del 1986, dove con una Lancia 037 si impone agevolmente in tutte le prove speciali.

Quando era attivamente (e con successo) impegnato nelle competizioni motoristiche, non era affatto nota la stretta vicinanza di Angelo Siino - che si è definito “metà gentiluomo e metà mafioso” - ai torbidi ambienti della criminalità organizzata.
Viene tratto in arresto nel luglio del 1991 nell’ambito della grande inchiesta su mafia e appalti; le porte del carcere si aprono per lui nuovamente nell’estate del 1997. Dopo questo secondo arresto diventa collaboratore di giustizia, svelando con dovizia di particolari il sistema di illecita spartizione degli appalti pubblici in Sicilia, che aveva gestito per oltre un decennio.

È morto il 31 agosto del 2021, ma i familiari lo hanno reso noto soltanto quattro mesi dopo. Qualche tempo addietro, ha avuto ampia diffusione la notizia - riportata da vari organi di informazione - che nel novembre del 1982, in occasione della sua visita pastorale a Palermo, alla guida della “papamobile” di Giovanni Paolo II vi fosse stato proprio “Bronson”: e in tanti si erano detti “scandalizzati” dal fatto che un uomo tanto vicino a Cosa Nostra fosse stato scelto (da chi?) come autista del pontefice.

Ma si tratta di una vera e propria “bufala”: una fake news, insomma. A fare chiarezza sulla vicenda è intervenuto anni fa Michele Merendino, amministratore della concessionaria che aveva fornito la Land Rover messa a disposizione di papa Wojtyla. Diversamente da quanto è stato raccontato (e creduto), al volante della “papamobile” non c’era affatto Angelo Siino, bensì Paolo La Franca, collaboratore dello stesso Merendino. Ciò è comprovato dalle tante fotografie scattate all’epoca, alcune delle quali sono state inviate nel 2016 alla redazione di Tele Jato, che le ha rese pubbliche.
La notizia è stata quindi clamorosamente smentita: ma al giorno d’oggi continua ancora a circolare ed a trovare credito sul web, probabilmente perché - come ha argutamente osservato lo scrittore Fabrizio Caramagna - “al contrario delle bugie, le fake news hanno delle belle gambe lunghe”.

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 31 dicembre – Gli eccessi alimentari che caratterizzano le giornate in molte delle case del nostro territorio non devono farci distogliere lo sguardo da ciò che ci ha detto e ci ha lasciato quest’anno in eredità.

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