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Giovani e catechesi oggi: ascolto, dialogo e cura delle dinamiche relazionali

| Giuseppe Cangemi | Cronaca varia

Prospettiva psico-pedagogica e antropologica al centro del seminario sul tema ieri alla Lumsa

PALERMO, 23 novembre - È emersa ieri pomeriggio nel seminario tenutosi presso l’università Lumsa di Palermo la necessità di un cambiamento paradigmatico nella catechesi odierna in rapporto ai giovani, dall’ambito dell’insegnamento didattico alla sfera più profonda della psico-pedagogia sociale e dell’antropologia culturale.

Il seminario si è svolto, infatti, per iniziativa dei docenti di teologia della sede di Palermo, a cura del Dipartimento GEC dell’Università Lumsa, realizzato in collaborazione con il Centro di Pedagogia religiosa “Giovanni Gravotta” di Messina, ente di ricerca di alta formazione nei settori umanistici dell’educazione religiosa.

Il seminario è stato aperto all’interno dell’aula magna della Lumsa dalla professoressa Lidia Scifo, dell’Università Lumsa di Palermo e dai saluti dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che, ringraziando gli organizzatori di questo importante seminario su giovani e catechesi, ha ribadito l’importanza del tema per un ripensamento generale delle prassi sull’effettivo coinvolgimento dei giovani di oggi nella Chiesa e sull’importanza dell’evangelizzazione nella società contemporanea come missione di fede e speranza da portare tra le nuove generazioni.

A seguire il dibattito è proseguito con l’intervento di don Giuseppe Vagnarelli, direttore dell’Ufficio Pastorale della diocesi di Palermo, che ha tracciato nel suo focus un quadro della situazione, sul tema oggetto di studio, nell’arcidiocesi. Don Vagnarelli, nel suo lungo e intenso intervento, ha posto l’accento sul cambiamento che oggi coinvolge la Chiesa di Palermo e sulla necessità di ripensare la catechesi dei giovani. Occorre tornare a trasmettere la fede, secondo don Giuseppe Vagnarelli, attraverso la condivisione di esperienze di fede nell’ottica di una visione di chiesa come discepola e madre, portare avanti un progetto catechistico in cui essere cristiani significa imparare a vivere con altri, mettersi a servizio, incarnarsi in una storia fatta anche di sbagli e perdoni, ma nella consapevolezza che la vita dei giovani attraverso l’incontro con il Vangelo può acquisire un gusto nuovo, diventando vita piena e vera.

Dell’iniziazione cristiana nel cambio di paradigma pedagogico-culturale attuale ha, invece, parlato nel suo mirabile intervento il professore Nicola Filippone, docente dell’università Lumsa e preside del liceo Don Bosco Ranchibile di Palermo, soffermandosi sul significato dell’annuncio del Vangelo oggi e sul cambiamento del piano pedagogico-culturale ormai improcrastinabile. Secondo Nicola Filippone, la dimensione dell’annuncio non può non tenere conto del cambio di paradigma, non preoccupandosi esclusivamente dei numeri, ma del fatto che evangelizzare significhi dare il lieto annuncio, nella consapevolezza che anche “un solo cristiano può convertire un’intera città”. L’essere chiamati a essere cristiani discreti, ma annunciatori irrinunciabili deve spingere ciascuno a credere che la potenza dell’annuncio possa far germogliare nuovi semi di speranza tra i giovani. Nell’approccio educativo, secondo il quadro tracciato da Filippone, è importante non tanto parlare ai ragazzi quanto ascoltarli; i giovani di oggi sono bisognosi di trovare qualcuno che ascolti, e, seguendo l’esempio di Don Bosco, per Filippone è necessaria quella che nella pedagogia salesiana si chiama “amorevolezza”, per cui l’educatore se non ama, non educa, allora la novità del paradigma deve essere proprio l’amore.

Don Tonino Romano, direttore del Centro di Pedagogia religiosa “Giovanni Gravotta” di Messina, professore ordinario di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana e all’Istituto teologico San Tommaso di Messina e docente del liceo Don Bosco Ranchibile, si è invece soffermato nel suo interessante e sapiente intervento sul deficit pedagogico delle metodologie catechetiche attuali circa l’iniziazione cristiana in Italia. Il rinnovamento delle teorie catechetiche, secondo don Tonino Romano, passa attraverso il ripensamento delle metodologie fino ad oggi attuate, adottando una necessaria progettazione pedagogico-sociale. Dopo un’attenta analisi, ricca di spunti di ricerca e riferimenti bibliografici, don Tonino Romano ha posto così l’attenzione dell’uditorio sulla necessità di liberare la catechesi dall’ambito dell’insegnamento didattico per ricollocarla nell’ambito più profondo della psico-pedagogia sociale e dell’antropologia sociale e culturale.

Nell’ultima parte del seminario sono state portate all’attenzione del pubblico alcune buone prassi nell’ambito della catechesi a partire dall’esperienza concreta di chi opera nel settore. Ad aprire la narrazione è stato padre Sergio Catalano, rettore della chiesa di San Domenico, che nel suo intervento ha parlato del ruolo dell’arte nella catechesi, portando all’attenzione del pubblico alcune esperienze artistiche attuate nel corso degli anni all’interno della chiesa di San Domenico, che hanno avuto lo scopo di avvicinare i giovani allo spazio della Chiesa attraverso nuovi linguaggi artistici contemporanei.

Subito dopo, don Enzo Volpe, docente del liceo Don Bosco Ranchibile, ha condiviso nel dibattito la sua lunga e ricca esperienza nell’ambito oggetto di studio del seminario, sottolineando l’idea della necessità di un rilancio dell'idea di comunità ecclesiale, su cui si basa la catechesi, ma che è spesso dimenticata. Per realizzarla, secondo don Volpe, occorre ripartire dalle “periferie” e avere a che fare con le persone prima di tutto e, tra queste, con quelle che più hanno bisogno del nostro aiuto. La catechesi è anche una questione di compassione, che in un’ottica cristiana deve farsi presente anche quando spesso manca una risposta in termini di gratitudine. Ma ciò diventa necessario se si intende attuare un progetto serio e qualificato di comunità ecclesiale secondo la prospettiva cristiana.

Infine, don Massimo Schiera, parroco e responsabile della Pastorale Giovanile della Diocesi, ha chiuso il seminario con il racconto della sua esperienza e di alcune buone prassi nell’ambito della catechesi di cui anche il nostro territorio è testimone. È necessario, anche secondo don Schiera, un ripensamento della catechesi in rapporto ai giovani d’oggi, protagonisti di un cambiamento culturale di cui coloro che si occupano di catechesi non possono non tenere conto.

· Enzo Ganci · Editoriali

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