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Giuseppe Maurizio Piscopo racconta Danilo Dolci in un libro edito nel centenario dalla nascita del sociologo

| Mariella Sapienza | Cultura

Si intitola: “Ci hanno nascosto Danilo Dolci”

MONREALE, 19 agosto – L’estate è il periodo più propizio alla lettura. Sulla spiaggia o in montagna si è soliti lasciarsi trasportare dalle pagine di un libro, ma come fare a scegliere un libro di qualità?

L’editoria oggi sforna una quantità notevole di saggi, romanzi, noir che riempiono i video dei nostri smartphone con recensioni convincenti. I lettori però non si conquistano se il valore intrinseco di ciò che è custodito al di là della copertina non sia edibile. Eh sì, il libro deve essere masticato, gustato sin dal titolo che è l’input che spinge e intriga e muove il desiderio di sfogliare le pagine arricchendo la conoscenza.
Il 10 agosto è stato presentato l’ultimo libro di Giuseppe Maurizio Piscopo, un autore siciliano che ci ha abituati a uno scrivere leggero, un fraseggio umano, ricco di armonia, proteso verso una teleologia che conduce l’essere umano a prendere consapevolezza della sua missione. Questa sua caratteristica non si smentisce nella sua ultima fatica:
“Ci hanno nascosto Danilo Dolci”

E’ questo il titolo impresso in copertina di un libro che non è un giallo, né un noir. Il nascondere in questo caso ha più un’accezione che si avvicina al velo di una nebulosa che opacizza la memoria.
Giuseppe Maurizio Piscopo squarcia la dimenticanza e porta nel nuovo millennio una testimonianza che nonostante appartenga al passato risulta più che mai utile e preziosa ai contemporanei.
Da pochissimo è stata votata “l’autonomia differenziata” una proposta molto contestata perché potrebbe aumentare il divario tra nord e il martoriato sud, un problema non nuovo che nonostante il susseguirsi dei governi rimane lontano da una soluzione ottimale. Già Danilo Dolci negli anni ’70 aveva compreso quale divario esisteva tra Nord e Sud e si era trasferito in Sicilia con l’unica missione di migliorare le condizioni fatiscenti di un paese come Trappeto, il suo messaggio sperava divenisse cassa di risonanza per l’intelligenza e i cuori dell’intera isola.

Chi scrive non lo fa mai per caso e Giuseppe Maurizio Piscopo non disattende al grande compito che ha come scrittore rimanendo se stesso e non tradendo la missione che ha un “maestro”. La pedagogia di Piscopo non risulta lontana dall’azione che Danilo Dolci ha con grande tenacia portato avanti nell’entroterra della Sicilia degli anni ’70. Nel centenario dalla nascita è stato pubblicato questo libro per far conoscere un uomo, un pensatore sociologo e poeta che dalla Slovenia si trasferì in Sicilia per affrontare a mani nude “la questione meridionale”.
E allora perché nasconderci Danilo Dolci? Perché non insegnare e divulgare il suo pensiero? Perché tra le figure di riferimento proposte agli studenti appaiono esempi spesso controversi e non persone riconoscibili attraverso azioni valoriali che hanno modificato la sociologia di molti paesi siciliani con l’introduzione di una rivoluzione culturale e spicciola per chi non aveva neanche un pezzo di pane o norme igieniche per sopravvivere alle contaminazioni?

Le battaglie civili che Giuseppe Maurizio Piscopo porta a conoscenza nella sua ultima fatica dovrebbero essere “pane quotidiano” per i docenti “impegnati”, pagine non scritte nei manuali che circolano tra i banchi ma che renderebbero giustizia a “un siciliano” d’adozione che mai utilizzò la violenza e che conobbe il carcere, che scomodo sollevò l’indignazione della mafia ma nessuna intimidazione riuscì a fermare il suo grande impegno per emancipare il sud.
Piscopo ci presenta Danilo Dolci attraverso una costruzione narrazione che alterna ricordi personali, testimonianze e riflessioni, creando un mosaico che rende giustizia alla complessità della sua figura.
Il libro si avvale dell’introduzione di Salvatore Ferlita, la postfazione di Amico Dolci, delle foto di Giuseppe Leone, di Melo Minnella e quelle dell’archivio del Centro Studi, di un disegno di Tiziana Viola-Massa e di un brano dedicato al sociologo triestino dal titolo “Spine Sante, trascritto da Gioacchino Zimmardi, eseguito alla fisarmonica da Giuseppe Maurizio Piscopo e Pier Paolo Petta.
Edito da Navarra editore.

Un libro da leggere e meditare, un vademecum per ogni cittadino del mondo per essere persona capace di agire per il bene di ognuno e di ciascuno affinché nessuno rimanga indietro.
…La città nuova comincia
dove un bambino impara a costruire
provando a rimpastare
sabbia e sogni
inarrivabili
(Creatura di creature, 1983

 





· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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