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La preistoria in Italia, se ne è parlato sabato a Corleone nel volume di Angelo Vintaloro

| Giuseppe Cangemi | Cronaca varia

Il Belpaese crocevia della storia del Mediterraneo

CORLEONE, 27 maggio – L'Italia è posta al centro del Mediterraneo e questa posizione l'ha resa, nei millenni, il più grande crocevia della storia. Nell'aula consiliare "Verro" a Corleone, sabato scorso è stato presentato il nuovo volume di Angelo Vintaloro "La preistoria in Italia". Durante la presentazione, moderata da Angelo Marino, è intervenuta l'archeologa preistorica Sara Natoli.

"Studiare l'evoluzione, completa di interazioni, tratte commerciali, emigrazioni ed immigrazioni, contatti e/o sovrapposizioni di etnie e tanto altro, non è stata impresa facile - commenta l'autore - così come comporre il mosaico bibliografico riferito all’argomento. Oggi - aggiunge- un grande aiuto ci proviene dalla linguistica e dalla genetica, anche se i punti di studio più importanti sono legati agli usi sepolcrali, uno dei segni distintivi delle varie facies. A fronte di tutto ciò si pongono in una situazione di equilibrio, le informazioni che possiamo ricavare dalle varie fonti, Oggi, non ultima, la grande messe di nuovi dati archeologici, spesso ricavate dalle più moderne metodologie ed attrezzature. Tutto ciò viene fuori dall’immancabile comparazione dei dati e dei rispettivi risultati, dove comunque il dato archeologico ha la maggiore risonanza, in quanto più realistico e quindi più attendibile.

Di rilievo la classificazione adottata, previa scelta bibliografica secondo l’attendibilità dell’autore, dove la scelta di individuare e scegliere i tipi, studiarne la diffusione geografica, raggruppare serie di tipi con distribuzione omogenea delimitando così delle aree dalle diverse contrapposizioni, sovrapposizioni parziali ed intersezioni, risulterà infine una articolazione del territorio considerato in facies e gruppi locali.

Fondamentale anche lo studio che riguarda la tipologia del vasellame - prosegue - considerando le forme, le anse, le incisioni, le pitture e quant’altro, al fine di individuare la famiglia tipologica legata alle maggiori o minori affinità.

Vasi biconici a collo distinto e non distinto, scodelle ad orlo rientrante con ansa orizzontale a maniglia, tazze a collo distinto con ansa verticale, ciotole carenate a gola molto accentuata sempre con ansa verticale, decorazioni a solcature singole o a fasci e cuppelle, scanalature e bugne, a pettine, a falsa cordicella, sintassi locale e metopale, motivi a zig-zag e ad elementi angolari, a fasci obliqui e contrapposti, a triangoli tratteggiati obliquamente, sono elementi tutti sempre presenti nel territorio italiano. Non vi è dubbio che le ceramiche del Bronzo finale italiano appartengano al continuum in cui rientra per intero quell’ambito centro-europeo e danubiano-balcanico, distinguendosi invece nettamente da quelle coeve delle altre regioni del Mediterraneo centro-orientale. Vengono anche individuate le crisi delle etnie nel Bronzo finale, con la formazione di quelle nuove, anche più vaste.

L’Egeo la fece da padrona nel Mediterraneo orientale fino a tutto il centro-sud, colonizzando e portando nuovi artigiani con nuove tecnologie che arricchirono le società neolitiche e crearono le élite familiari che costituirono la prima vera differenziazione, gettando le premesse alle nuove lotte per accaparramento delle ricchezze, vivendo spesso divisi all’interno dei villaggi.

Per portare a compimento quest’opera, sono state visionate decine di opere, scritti e pubblicazioni, valutando anche l’evoluzione storiografica e le nuove acquisizioni, che nell’era dei social arrivano in tempo reale.

Non ultima la ricchezza delle cartografie, schede e fotografie allegate, per una migliore comprensione di quanto scritto. I tratti dedicati a Ercole Contu, Massimo Cultraro ed Enrico Procelli vogliono essere un omaggio a chi mi ha dato tanto in questa speciale ed affascinante materia su cui lavorare e scrivere e dove esprimersi rappresenta sempre un azzardo, proprio perché costituendo una branca nuova delle specializzazioni archeologiche si può incorrere in una smentita imprevista, perché la materia preistorica è in continua evoluzione conoscitiva e spesso ciò che sembrava separato, in taluni casi si trova nella stessa stratigrafia, motivo per cui si ragiona ad aree e macro-aree, anche in considerazione che le nuove età camminavano al ritmo di circa 1 km l’anno, per cui nella Sicilia orientale era già arrivata l’età neolitica e nell’area del trapanese si viveva ancora nel Mesolitico.

La Sicilia non ebbe mai una facies che unificò l’isola, bensì una serie di culture a macchia di leopardo che generarono l’acquisizione di nuove tecnologie, ma anche la spinta alla costituzione di nuove società guerriere che all’epoca dettarono i regolamenti di quel modus operandi che si incrementò sempre di più col passare degli anni".

 

 

 





· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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