Domani il ventisettesimo anniversario dell'assassinio del piccolo dodicenne a San Giuseppe Jato. Il presidente Mannino: ''Diciamo basta all'atrocità della violenza''
MONREALE, 11 gennaio – Era proprio l'11 gennaio del 1996, ormai 27 anni fa, il giorno in cui Giuseppe Di Matteo, dodicenne figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, trovava la morte all'interno di un bunker dislocato nell'area rurale di San Giuseppe Jato dopo addirittura venticinque mesi di prigionia.
Una vicenda che – allora come oggi – opera un impetuoso riflesso sull'opinione pubblica, in special modo per la barbara e macabra modalità d'assassinio impiegata dai suoi aguzzini, che prima strangolarono poi disciolsero nell'acido il corpo del piccolo. In occasione dunque dell'anniversario della morte, il Parlamento della Legalità Internazionale – per invitare i giovani a ripudiare ogni forma di violenza – propone di osservare un momento di silenzio e di raccoglimento. Proposta che ha trovato il consenso e l'appoggi anche della famiglia Di Matteo, con soddisfazione espressa anche da parte del fratello del piccolo Giuseppe, Nicola.
''Per tanti anni la mamma di Giuseppe, Franca Castellese – ha affermato il presidente del Parlamento Nicolò Mannino – ha condiviso con noi un cammino culturale nel ricordo e nel sorriso del piccolo Giuseppe e pensando al suo desiderio, cioè quello di ricordare il bambino con una celebrazione della Santa Messa o una preghiera, ecco che oggi, in occasione dell'anniversario della morte, desideriamo invitare tutti a un momento di raccoglimento e di silenzio, per comprendere l'atrocità della violenza e chiedere a Dio di convertire il cuore di Caino a non uccidere più il fratello''. Proprio il Parlamento della Legalità ha voluto installare sul luogo del delitto una croce di marmo – omaggiata dal Comune di Apricena. ''Per anni abbiamo mobilitato le scuole del territorio – aggiunge il vicepresidente Salvatore Sardisco – per portare un fiore per Giuseppe. Non vi è stato bisogno di spiegare nulla, poiché i bambini stessi, vedendo il pozzo e la brandina arrugginita dove il corpo di Giuseppe trovava ristoro per qualche ora di luce, hanno compreso il linguaggio dell'omertà e della violenza fine a sé stessa''.
In copertina: da destra il presidente Nicolò Mannino, al centro Nicola Di Matteo e a sinistra il vicepresidente Salvatore Sardisco