La denuncia della Fimmg: “L’utilizzo, ormai massiccio, è un problema”
MONREALE, 27 dicembre – Per chiedere un consiglio, per farsi prescrivere una ricetta o (per chi lavora) un permesso di malattia da anni, ormai, si utilizza WhatsApp per rivolgersi al medico di medicina generale. Ma spesso capita che lo strumento, benché utile, venga usato in maniera spropositata.
Capita che la risposta del medico non sia sufficiente, o che non arrivi. Così, magari, si manda un secondo WhatsApp per chiedere chiarimenti o sollecitare una risposta. E i medici stanno letteralmente annegando nei messaggi ricevuti dai pazienti. La denuncia arriva da Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) che parla di «una pressione intensa, caratterizzata sempre più dall'invio di tanti, troppi WhatsApp, spesso mal utilizzati.
L'utilizzo massiccio della messaggistica WhatsApp da parte dei pazienti è un problema - sottolinea Scotti - perché le domande spesso si trasformano in "conversazioni" cliniche non facili da gestire e per le quali il medico non ha sufficiente tempo in una giornata lavorativa. Questo tipo di messaggi può essere molto utile per una richiesta specifica, ma non certo per consulenze mediche che richiedono approfondimenti, domande, verifiche. Va usato per comunicazioni definite con il medico, che non hanno necessità di approfondimenti.
Questo strumento - ribadisce il segretario Fimmg – crea aspettative di risposta immediata che non possono essere date perché il messaggio, durante una giornata di visite, può essere letto dal medico spesso dopo le altre attività. Inoltre, quando i messaggi sono tanti, parliamo in molti casi di decine e decine al giorno, c'è anche il rischio che il messaggio, seppur letto, possa "perdersi", oppure che arrivi a fine giornata quando non è possibile ad esempio fare una prescrizione e bisogna rimandarla al giorno dopo. E questo crea incomprensioni - conclude - e aumenta la conflittualità tra medici e pazienti».
«Whatsapp è uno strumento utile ma troppo spesso mal utilizzato - commenta la nota qualche medico - con messaggi a raffica e con la pretesa di avere una risposta dopo 10 secondi».
«Uno strumento utile e necessario in un certo momento storico - aggiunge qualche altro - ma oggi credo non abbia più ragion d’essere. Inutile sperare in un uso congruo perché non accadrà mai ciò. È solo una porta aperta, ritenuta erroneamente sempre aperta, attraverso la quale si fa passare qualunque tipo di richiesta, corredata di immagini e/o video. Impossibile fare i medici in questo modo, impossibile curare attraverso questo mezzo e altrettanto impossibile non essere stritolati e magari indotti all’errore. Prima ce ne convinciamo meglio sarà per tutti».