Ottobre è il mese delle prevenzione: parla la chirurga oncologa Gabriella Militello
MONREALE, 16 ottobre – Una donna su otto si ammala di tumore al seno nel corso della sua vita ma è pur vero che è un male sempre più curabile. Sono diversi i progressi della ricerca su questa malattia. Tuttavia in Italia vivono circa 834.200 donne sopravvissute al cancro ma questo non significa che bisogna abbassare la guardia: fondamentale è la prevenzione.
Ottobre è il mese della prevenzione contro il tumore al seno e per ricordare a ogni donna l'importanza della diagnosi precoce contro questa neoplasia. Il tumore alla mammella è il più diagnosticato nelle donne, secondo gli ultimi dati disponibili sui tumori in Italia, quelli del rapporto “I numeri del cancro 2021” 55.000 donne nel 2020 hanno ricevuto una simile diagnosi e nel 2021 sono stimati 12.500 decessi. La chirurga oncologica Gabriella Militello (nella foto) del Policlinico Paolo Giaccone in questa intervista ci parla del tumore al seno, delle mutazioni genetiche, dei progressi della ricerca sulla malattia ma anche del rallentamento dei controlli dovuti alla pandemia.
"Ogni anno ad ottobre ci sono tante lodevoli campagne e iniziative per la prevenzione del tumore mammario - commenta la dottoressa Militello - ma ricordiamoci, sempre, che il tumore al seno non è solo prevenzione ad ottobre. Bisogna passare ai fatti concreti, ovvero fare prevenzione sempre e seguire i percorsi corretti, rivolgendosi a centri accreditati con specialisti dedicati e con le multidisciplinarità ovvero le breast unit".
Quanto è importante la prevenzione per combattere il cancro al seno? E cosa si intende per prevenire?
"Prevenire significa modificare gli stili di vita, attuare le strategie che riducono la probabilità di ammalarsi di tumore al seno (non fumare, non bere alcolici, seguire un alimentazione sana, fare attività fisica). Attuare tutte le procedure diagnostiche e/o terapeutiche, per scoprire un eventuale tumore al seno in uno stadio iniziale, così da avere un trattamento più efficace e poter ridurre la morbilità e la mortalità.
Considerata la mancanza di veri fattori etiopatogenetici, non è possibile effettuare una vera prevenzione primaria e pertanto, l'unico strumento valido per ottenere un miglioramento della prognosi è arrivare ad una diagnosi precoce grazie allo screening. Eseguire l'autopalpazione, sottoporsi alla visita senologica, alla mammografia e alla ecografia.
Certamente tutto ciò non può impedire a una malattia di svilupparsi, ma permette di curarla in una fase precoce, aumentando le probabilità di guarigione. ln questa ottica, la parola prevenzione indica quindi la possibilità di prevenire un carcinoma avanzato".
Mammografia e ecografia mammaria quando farle?
"Normalmente le donne, specie quelle che hanno familiarità per tumore mammario, dovrebbero sottoporsi a una mammografia già a 40 anni, età a partire dalla quale l’incidenza della patologia comincia ad essere rilevante e in cui l’efficacia degli esami di prevenzione è scientificamente dimostrata. L’ecografia mammaria è utilizzata come esame di secondo livello che va a completare e integrare la diagnosi della mammografia, in particolare in seni con un tessuto particolarmente denso.
L’ecografia gioca un ruolo diverso nelle donne di età inferiore ai 40 anni che, in assenza di sintomi o di una forte familiarità, non hanno necessità di seguire un percorso di screening preventivo. In queste donne giovani, alle quali in ogni caso è consigliata l’autopalpazione, l’ecografia viene utilizzata come test diagnostico in presenza di alterazioni cliniche o di noduli palpabili. Questi ultimi, che generalmente sono sostenuti da cisti o fibroadenomi ovvero lesioni di tipo benigno, vanno comunque prontamente valutati mediante un esame ecografico.
Le donne che presentano una familiarità particolarmente rilevante (più casi di questa tipologia di tumore tra i familiari di primo grado, quelle con familiari affetti da tumore mammario in età giovanile o con casi in famiglia di tumore ovarico) è auspicabile che esegua un’ecografia mammaria a partire già dai 30 anni".
Una percentuale non trascurabile dei tumori che colpisce la donna è causata da mutazioni genetiche. Cosa dice a proposito?
"Il caso Angelina Jolie, e ora Bianca Balti, fortunatamente hanno attirato l'attenzione sulle mutazioni genetiche anche se la maggior parte dei tumori mammari sono forme sporadiche (circa 85%), il 10% circa le forme familiari e il 5/7% risulta essere legato a fattori ereditari legati a due geni BRCA 1 e BRCA 2.
ln caso di sospetto di ereditarietà l'oncologo invierà la paziente con tumore mammario già diagnosticato all'oncogenetista (nei centri accreditati) e dopo una sua attenta valutazione (counseling oncogenetico) e secondo i criteri di inclusione al test si deciderà se eseguire il test genetico alla paziente. Se risulterà positiva, successivamente verrà studiata tutta la sua famiglia. Nei soggetti positivi seguirà poi la decisione se percorrere il percorso di sorveglianza o la chirurgia di riduzione di rischio (profilattica)".
La pandemia che impatto ha avuto?
La pandemia ha certamente bloccato psicologicamente e fisicamente le persone e pertanto ha rallentato lo screening e i percorsi di prevenzione. La paura di recarsi negli ospedali ad eseguire accertamenti diagnostici è stata tantissima sopratutto all'inizio della pandemia. Noi comunque abbiamo continuato a lavorare e adesso fortunatamente siamo tornati alla normalità.
Ancora oggi, purtroppo, e nonostante tutto l'impatto mediatico su tale tema, nei nostri ambulatori giungono casi di tumore mammario avanzato poiché molte donne per paura o per vergogna non si sottopongono alle visite specialistiche. Noi ci auguriamo di vedere sempre meno questa tipologia di pazienti".
Quali sono le nuove frontiere della ricerca? Esistono nuove terapie?
"La ricerca sia in senso medico che chirurgico hanno fatto passi da gigante farmaci sempre più mirati e interventi sempre meno demolitivi e con ottimi risultati estetici cercando sempre di rispettare il seno di una donna che è il simbolo di maternità e femminilità. Al Policlinico di Palermo esiste la breast unit con tutti gli specialisti dedicati (team multidisciplinare) per i percorsi diagnostici corretti".
MAMMOGRAFIA
Secondo le linee guida della European Commission Initiative on Breast Cancer (ECIBC o iniziativa della Commissione europea sul cancro al seno) recentemente aggiornate, non a tutte le donne è raccomandato lo screening mammografico.
Stando a questo documento – basato sulle evidenze scientifiche raccolte negli ultimi anni – le donne a cui è fortemente consigliato di sottoporsi a mammografia ogni due anni sono quelle tra i 50 e i
69 anni. Per questa fascia di età, infatti, i vantaggi dello screening sono ancora evidentemente superiori ai rischi di sovradiagnosi. E per le donne in questa fascia di età sono previsti programmi di screening gratuiti in Italia.
Alle donne tra i 45 ei 49 anni e tra 70 e i 74 anni che non hanno una familiarità con un tumore al seno (né madri, sorelle o nonne hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno o all’ovaio) e non riportano sintomi (noduli
palpabili e/o visibili, cambiamenti del seno o del capezzolo in particolar modo in uno soltanto), lo screening è consigliato ogni 3 anni circa, ovvero ogni 2-3 anni per la fascia 45 – 50 e ogni 3 anni in quella 70 – 74, ma non altrettanto fortemente.
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