La vegetazione rimossa dai corsi d'acqua potrebbe diventare una preziosa opportunità utilizzabile a fini energetici
PALERMO, 4 ottobre – Non più scarti vegetali, ma risorse produttive. Considerare la vegetazione rimossa dai corsi d'acqua come una preziosa opportunità utilizzabile a fini energetici, soprattutto in un momento di estrema difficoltà contingente come quello che stiamo vivendo.
È questo uno degli aspetti più importanti della direttiva emanata dal segretario generale dell'Autorità di bacino della Regione, Leonardo Santoro, con la quale si indicano le linee guida per snellire le procedure e incrementare la manutenzione negli alvei dei fiumi e dei torrenti della Sicilia.
Il provvedimento presenta un importante elemento di novità, rispetto al passato: il coinvolgimento e l'incentivo ai soggetti pubblici e privati, che possono garantire un significativo cambio di passo nell'affrontare la questione che spesso vede l’invasione vegetale dei corsi d’acqua soltanto come una fonte di potenziale pericolo al deflusso delle acque.
Tema non secondario del provvedimento è, infatti, la possibilità di riutilizzo del materiale vegetale rimosso, che può essere asportato con una semplice comunicazione e assenso da parte dell’Autorità di bacino, anche da soggetti privati e del mondo produttivo e delle energie alternative. In quest'ultimo caso, ogni attività dovrà essere preventivamente autorizzata.
«In questo momento di grave contingenza energetica - afferma l’ingegnere Santoro - l’utilizzo di una risorsa quale il riciclo dei residui della vegetazione spontanea fluviale, contribuisce significativamente a incentivare un settore, quello della trasformazione delle biomasse che in Sicilia, che può trovare, così, nuovi sviluppi. Le procedure innovative individuate nella direttiva – prosegue il segretario – non solo sburocratizzano le azioni di scerbatura in alveo, ma trasformano in un’importante risorsa per il settore produttivo delle energie ecosostenibili e della trasformazione e riutilizzo delle biomasse quello che fino a ieri era considerato soltanto un potenziale pericolo per la pubblica incolumità».