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Premio Giacopelli, ecco le poesie vincitrici per la sezione scuole

| Silvio Cancemi | Cronaca varia

Tutti i testi e i commenti di alunni e insegnanti all'interno dell'articolo

MONREALE, 15 maggio – A distanza di una settimana dalla pubblicazione dei testi integrali delle poesie vincitrici per la sezione dedicata ai cittadini, ecco invece testi e commenti dei manoscritti premiati con il primo posto nel premio Pino Giacopelli, nella categoria riservata alle scuole.

ORUTUF – Elio Ganci (IIA Scientifico – ''Liceo Basile-D'Aleo'')

Spero di avere una quantità copiosa di sabbia
ma potrei averne anche qualche granello
Vicino a me l'unità di misura è sempre un pulviscolo
che con un millimetrico movimento, uccide.
Una clessidra con polvere nera o
un proiettile con sabbia gialla?
Vivere scelgo lasciando a Dio l'alto decreto
E senza pretenzioso sembrare,
LIBERTA' e
RISPETTO chiedo.
Non voglio e non vorrò altro perché con ciò:
nascerà l'amore vero,
nascerà la pace senza guerra,
nascerà tutto ciò che oggi esiste apparentemente,
morirà l'odio,
morirà la povertà,
morirà tutto ciò che oggi esiste veramente.
Non occorrono leggi irrispettate
Leges bello siluere coactae (Lucrezio)
ma menti non avvelenate
di persone della vita innamorate.
Infine, in questo sogno Uomini e Donne saremo.
Con sincerità, Fratelli e Sorelle ci chiameremo.
Che baldoria! Le solite chiacchiere mi hanno svegliato
e logorato osservo questo corrotto stato.
Mi è facile sognare ma c'è una società da cambiare.

È un prosimetro polisemico che alterna versi incatenati a versi sciolti. OrutuF è l’inversione della parola futuro, spero in un futuro diverso dal presente secondo quanto scritto in seguito. Partendo da una riflessione sul tempo a nostra disposizione, noto che esso possa finire in vari modi e in vari tempi. Basterebbero due valori per vivere: Libertà e Rispetto perché sono stati sottoscritti moltissimi trattati, istituiti altrettanti organi eppure esiste sempre un “fuorilegge”, si dovrebbe quindi cambiare all’interno di noi, nella nostra moralità perché Leges bello siluere coactae – Le leggi, tormentate dalla guerra, tacquero. Diventeremmo meno ipocriti, ridando valore a molte parole. Stavo ormai sognando ad occhi aperti fino a quando non ritorno alla realtà. Definisco lo stato corrotto perché, indifferentemente da qualsiasi forza politica sia al governo, da sempre si è abili a parlare di pace (le solite chiacchere) ma non a garantirla venendo meno alla definizione di oratore fornita da Catone (Vir bonus dicendi peritus). Mi riferisco alle guerre africane, esistenti da sempre, che direttamente o indirettamente, noi “esportatori di democrazia” abbiamo causato. Infine, con l’ultimo verso voglio puntualizzare come sia facile pensare ma bisogna trasformare l’astratto in concreto e quindi diventare noi tutti i protagonisti di questo cambiamento morale.

DIVERSITA' – UNICITA' – Giulio Inzerillo (IIC ''Guglielmo'')

Quel tuo sguardo sicuro di sé
che fastidio che mi dà.
Quel tuo essere perfetto, bravo,
ordinato e composto
che fastidio che mi dà.
Ti fisso, ti scuoto, ti sfido
ma sempre lì te ne stai.
Vorrei che tu non esistessi,
che il tuo mondo perfetto
cadesse al mio cospetto;
che il silenzio facesse rumore
e che tu possa tremare.
Ma è quello sguardo sicuro di sé
Che, d'improvviso, mi porta dentro sé
ed io, d'istinto
ti trascino dentro me.
Ecco come la diversità
divenne ricchezza di unicità.

Questa poesia racconta la nascita di un' amicizia e la conoscenza di ciò che può sembrare lontano dal nostro mondo, dal nostro essere. Da un lato io, con la mia pacatezza, con il mio essere composto e con la mia determinazione. Dall altro lui, con la sua irruenza, con la sua scompostezza e con il suo far rumore per tutto. Ho sempre tenuto testa ai suoi modi e ai suoi sguardi, ma un giorno qualcosa di diverso accadde. Fu come se il mio sguardo lo avesse trascinato dentro di me facendogli scoprire le mie fragilità e le mie paure e come se il suo sguardo mi avesse trascinato dentro di lui facendomi provare le sue insicurezze e il suo desiderio di avere un amico, un vero amico. Fu proprio quello il momento dove tutto cambiò, dove il nostro essere diversi ci ha fatto comprendere la nostra unicità e quanto ciascuno dei due potesse imparare da essa.

IL MONDO CADE – Alice Di Cristina (IB secondaria primo grado ''Margherita di Navarra''), commento della professoressa Francesca Giaconia

Il mondo cade
Travolto dalla guerra
Piano...
Piano?
Per colpa dell'uomo
Piano...
Piano?
La natura piange
Uccisa
Dall'inquinamento
La Terra grida vendetta
Umanità...
Salvati...
Rialzati.

Quando gli alunni della mia classe prima hanno iniziato a “ pensare” in poesia, per poter partecipare a questo I concorso in memoria del professore Pino Giacopelli ( e forse, credo, anche il loro primo concorso di poesia, in cui mettersi in gioco nonché esprimere pensieri , emozioni, paure, speranze e tanto altro...) da poco, in Ucraina, era scoppiata questa guerra che ancora oggi sconvolge l'Europa. La reazione immediata dei ragazzi di fronte al foglio bianco è stata subito quella di riflettere sulla “ GUERRA”, di dare la propria voce a qualcosa ancora di troppo grande, tremendo, per ragazzi adolescenti. In particolare, nella poesia “ Il mondo cade”, Alice Di Cristina mostra l'immagine di un mondo in rovina, cadente, che viene trascinato da un uomo,non più consapevole del proprio valore, verso la guerra, con tutte le conseguenze che questa comporta, compresa la distruzione della natura che ci circonda. La domanda angosciante ( Piano? ) rimanda all'urgenza di riprendere il cammino verso la salvezza. In fretta. Da qui il forte grido di esortazione di Alice ( e di tutti i giovani): Salvati, mondo. Rialzati, UMANITA'.

LA DELUSIONE – Vittoria Culò (3F ''Veneziano-Novelli''), commento della professoressa Romina Lo Piccolo

Sprofondai
in un silenzio
eterno.
Sprofondai
nel mio dolore
inaudito.
Sprofondai
all'interno
del mio piccolo incubo
dal suo ghiacchiante
Non trovai
una via d'uscita
dalla gabbia
ormai crepata col tempo
Mi guardai intorno
ciò che rimase fu
un brandello
di quel vaso
a cui tutti
teniamo.
Di me
non rimase
nient'altro
che un mucchio
di cenere.

La poesia scritta da Vittoria Culo', un'alunna della 3F della secondaria di primo grado dell'istituto "Veneziano - Novelli",contiene nel titolo la chiave di lettura. Una delusione, un cedimento degli argini di quel corso impetuoso che è la sensibilità negli adolescenti e che conduce sul ciglio di uno sprofondo che è emotivo e sensoriale insieme. Il dolore vissuto diventa "inaudito", l'incubo fatto un "suono agghiacciante", il tempo trascorso "una gabbia", sinestesie e traduzioni figurate di un'esperienza in cui tutto ciò che è vitale si spegne per scivolare nell'assenza della sensorialita'. E a rendicontare "la delusione" restano "un brandello" di un vaso, metafora dei sogni cui ci aggrappiamo, e un "mucchio di cenere", tracce ormai spente di una speranza bruciata e di cocci difficilmente ricomponibili. In pochi versi il testo consegna il sapore dell'amarezza, reso ancora più aspro dalla scelta di termini che rimandano ai suoni duri e forti delle consonanti "r", "t" ed "s" e dall'insistenza anaforica del verbo "sprofondai". Un testo breve ma nello stesso tempo articolato nello sviluppo tematico attraverso il quale un'adolescente dà voce al suo mondo interiore, scoprendo nel linguaggio poetico potenzialità espressive capaci di dare un nome a se stessa e al mondo.

NONNO – Giada Carollo (IIB ''Francesca Morvillo'')

I pensieri, le lacrime, il sorriso,
quando di te parlo,
sono sempre sul mio viso.
Quel rumoroso silenzio che hai lasciato
io in nessun modo l'ho colmato.
Ora sei nel giardino delle anime,
dove il tuo volto sorridente
non sarà più sofferente.
Solo pensando questo,
imparerò a trattenere le lacrime.

In questa poesia racconto il dolore che provo dal giorno in cui la maledetta SLA si è portata via mio nonno. Lui era molto importante per me, quasi al pari di mio padre. Il mio cuore si spezzava sempre più quando lo vedevo spegnersi di giorno in giorno. Il suo sorriso e la sua allegria, prima della malattia, mi riempivano le giornate. Ora che non c’è più, non riesco a sopportare la sua assenza: è un vuoto che non si riempirà mai. Ho scritto questi versi per rendere ancora più vivo il ricordo di mio nonno.

In foto copertina: Alice Di Cristina (in alto a sinistra), Elio Ganci (in alto a destra), Giada Carollo (in basso a sinistra), Giulio Inzerillo (in basso a destra), Vittoria Culò (al centro)

· Enzo Ganci · Editoriali

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