Occorre ancora chiarezza soprattutto su varianti e durata
MONREALE, 16 febbraio – Il rilevamento di anticorpi in un test sierologico può fornire prove di un'infezione o vaccinazione pregressa e quindi di una possibile protezione, "ma non esiste ad oggi un livello di anticorpi misurato secondo standard internazionali che assicuri una protezione nei confronti dell'infezione da SARS-CoV-2 nelle sue varianti e quanto essa duri.
Di conseguenza, al momento attuale non è definibile un livello di anticorpi neutralizzanti che sia in grado di indicare se una persona debba o meno essere vaccinata/possa avere accesso o meno alla certificazione verde COVID-19". A chiarire l'utilizzo dei test sierologici ai fini del processo decisionale vaccinale e dell'esenzione dalla vaccinazione stessa è l'Istituto Superiore di Sanità attraverso una relazione tecnica a cura del Dipartimento Malattie Infettive.
Secondo quanto riporta il documento nessuno dei test attualmente disponibili è stato specificamente autorizzato per valutare l'immunità o la protezione di coloro che hanno avuto l'infezione o sono state vaccinate. Per tale motivo per l'ISS "non trovano indicazione ai fini diagnostici o ai fini del processo decisionale vaccinale, ma rappresentano uno strumento utile ai fini di ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale".
Il Ministero della Salute ha inoltre ribadito più volte, nelle circolari aventi come oggetto il tema delle vaccinazioni, che "l'esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è indicata ai fini del processo decisionale vaccinale" e che "la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale".
L'ISS, in merito all'utilizzo di tali test nell'ambito delle certificazioni verdi COVID-19, riporta alcuni punti chiave espressi dal centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) nel documento tecnico "The use of antibody testsfor SARS-CoV-2 in the context of Digital Green Certificates". Il documento riporta che "un test sierologico positivo può indicare una pregressa infezione, anche recente, da SARSCOV-2 senza tuttavia fornire indicazioni su quando tale infezione sia stata contratta. La positività del test inoltre non può essere considerata come prova che una persona non sia in grado di trasmettere ulteriormente il virus o che risulti protetta verso una nuova infezione".
Inoltre "anche se il riscontro di anticorpi suggerisce la presenza di una risposta immunitaria, non è noto se tali livelli anticorpali siano in grado di fornire una protezione sufficiente e per quanto tempo possa essere duratura".
Sempre nel documento viene specificato che "non è ancora noto se gli anticorpi rilevati dai test commerciali attualmente in uso possano prevenire l'infezione con le nuove varianti emergenti di SARS-CoV-2.
In commercio è presente una considerevole varietà di test sierologici, il che rende estremamente difficile un confronto dei risultati, considerata anche la mancanza di standardizzazione".