Donne e non ''fimmine'': un’esigenza che non va trascurata

Qualche sera fa ho tanto riflettuto e osservato come il mondo sia ridotto. Mi trovavo in un locale a Palermo per una festa di laurea, in compagnia di persone fantastiche, i miei amici da anni ormai. Abbiamo passato la serata chiacchierando di argomenti più o meno impegnativi, piacevolmente accompagnati da ottima musica.

Mi trovavo lì, seduta nella mia sedia o in piedi sorseggiando un bicchiere di prosecco mentre osservavo ciò che mi scorreva attorno. Di fronte mi si presentavano ragazze che erano fatte più di plastica che di materia (quella grigia, quella del cervello) e che mostravano gonfiori sproporzionati e ondeggiavano tipo struzzi, tutti omologati dal solito capello lungo rigorosamente sotto il lato B e vestite con abiti succinti che, di marca o meno, non lasciavano nulla all'immaginazione.
Quasi come piccole parti di una catena di montaggio che produce pezzi seriali, tutti uguali e venduti a poco prezzo perché facenti parte di una sistema produttivo "a catena" che esalta più la quantità che la qualità. Ebbene sì, perché proprio come in un nastro trasportatore queste "fimmine" (come le chiamano coloro che si credono i maschi alfa di oggi) strusciavano il loro corpo su fusti maschili, quasi fossero manichini montati, smontati e condivisi, donando il loro collo e le loro labbra a chiunque.


Passiamo ai "maschi" (dai 30 ai 50 anni ad occhio e croce ) ... Con petto gonfio, fiero, spavaldo e culo all'infuori, adagiati sul fantastico bancone dei cocktail, che sembra quasi il podio di Formula Uno, dove il primo posto viene vinto da chi riesce per primo a parlare con la più "porca" (perché è così che i maschi alfa chiamano le "donne" ), pronunciando fischi o strombazzi e facendo versi che neanche esseri animali riescono a fare. Per non parlare del "ehi fragola", "ehi banana" come quasi fosse il gioco a cui giocavo da piccola del Lupo Mangia Frutta.
Beh forse sono stata un po' lunga... Avrei tante altre cose da dire ma penso che ci siano altre occasioni per poter esprimere il mio pensiero in merito.La nostra società ci offre questo!


No, non è così! È l'atteggiamento di ognuno di noi che contribuisce all'identità della società, quindi all'esperienza sana o meno di ciò che c'è attorno a noi (esseri umani, oggetti, animali). Ciò che trovi, chi trovi, dipende verso dove ti spingi in questi contesti e con questi atteggiamenti l'esperienza peggiora di anno in anno e l'educazione che se ne genera non è idonea alla formazione di quello che è il futuro, fatto dei nostri fratelli, delle nostre sorelle o perché no dei nostri figli.
Ho sbagliato. Forse i figli no. Continuando così chi penserà alla famiglia? Chi terrà ancora a costruire rapporti sani? Ad investire tempo e cuore in progetti comuni, condivisi? Così ci vedo solo schiavi di un sistema che logora rapporti, che travolge le menti, che genera egoismi e disuguaglianze, che avvicina e allontana per puro piacere, che vede la felicità nello svincolo, nella libertà selvaggia, nella leggerezza, nell'assenza di sacrificio, nella falsa fratellanza, nell'opportunismo, nel sesso e non nell'amore, nel disfacimento e non nella costruzione.
Io in una società così non ci sto bene. Non posso evitare di farne parte ma posso contribuire ad un minimo cambiamento. In che modo? Non convincendo nessuno bensì continuando ad essere me stessa pure all'interno di dinamiche a me poco familiari o affini. Preferisco essere il pezzo unico e non il prodotto seriale, la testa sopra le spalle e non la superficialità, la mente e non il corpo, la rarità e non "normalità", in una sola parola: la donna e non la "fimmina".