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Caldaie a pellet: sono ancora convenienti?

| Giuseppe Cangemi | Cronaca varia

Per alcune persone la scelta del tipo di impianto di riscaldamento può rappresentare un grosso problema. Gli aspetti da valutare sono diversi infatti, e non riguardano soltanto quello economico. La nostra attenzione verte soprattutto sulle caldaie a pellet, quindi nel nostro articolo cercheremo di capire fino a che punto questo tipo di impianto può essere più o meno conveniente rispetto ad altri.

Le tipologie di impianto

Innanzitutto cerchiamo di distinguere la tipologia d'impianto e fare una netta separazione tra la stufa e la caldaia a pellet. Entrambe possono coesistere con altri impianti alimentati da combustibili di tipo diverso, per esempio una caldaia a metano oppure a GPL deputata alla produzione di acqua calda sanitaria. La caldaia, però, è indicata soprattutto per le case di grandi dimensioni e per il riscaldamento centralizzato negli edifici condominiali, mentre la stufa è più piccola e si adatta meglio alle case di piccole e medie dimensioni; quest'ultima, inoltre, ha un'autonomia inferiore rispetto alla caldaia. Ecco alcuni esempi.

Esiste inoltre una terza tipologia che è stata introdotta sul mercato solo da qualche anno a questa parte, e cioè le caldaie a pellet Idro, che sono in grado di provvedere simultaneamente sia al riscaldamento domestico sia alla produzione di acqua calda sanitaria.

I vantaggi e gli svantaggi

Come accennato in precedenza, optare per una caldaia o per una stufa a pellet soltanto perché si è convinti di risparmiare sulle spese di gestione è un'idea che va attentamente valutata, in quanto non sempre la realtà corrisponde alle aspettative.

Il risparmio sulle spese è un dato di fatto inoppugnabile, ma è anche vero che questo va calcolato in base al tipo di combustibile, in modo da capire se effettivamente conviene oppure no. Una caldaia a pellet, per esempio, consuma circa 800 euro per riscaldare una casa di 100 metri quadrati durante il periodo invernale, mentre una a metano ne consuma circa 900; le più costose sono quelle a gasolio e a GPL, che consumano rispettivamente circa 1.600 e 2.800 euro di combustibile all'anno per riscaldare una casa di 100 metri quadri.

L'ulteriore vantaggio consiste nella possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali per l'acquisto e l'installazione, non solo con le aliquote al 50 e 65 per cento, ma a partire dal 2020 anche con il superbonus al 110 per cento

Gli svantaggi degli impianti a pellet, invece, consistono nel loro maggiore ingombro e nel fatto che è necessario ricavare ulteriore spazio per lo stoccaggio dei sacchi di pellet in garage, in cantina o in una rimessa in giardino; il reale vantaggio economico del pellet, infatti, consiste nell'acquistarlo direttamente a bancali in modo da poter ottenere lo sconto migliore. Bisogna inoltre stare attenti a non comprare i pellet a basso costo, ma di questo parleremo meglio nel prossimo paragrafo.

A questo punto appare chiaro che le caldaie a pellet sono realmente convenienti soltanto se considerate come alternativa agli impianti alimentati a gasolio o a GPL, perché il vantaggio economico rispetto alle caldaie a metano è minimo e queste ultime sono meno ingombranti e non presentano il problema della gestione del pellet, che richiede un impegno fisico non da poco quando si tratta di spostare i sacchi oppure di caricarli dal garage, o dalla cantina, fino all'appartamento.

Occhio al pellet

Un discorso a parte merita il pellet; prima abbiamo accennato all'importanza di non acquistare i sacchi di pellet venduti a basso costo infatti, nonostante la loro apparente convenienza. Questo perché il pellet è un prodotto derivato dagli scarti di lavorazione del legno, ma esiste una grande differenza tra gli scarti prodotti dalle segherie e quelli prodotti dalle falegnamerie. I primi, infatti, sono prodotti durante il taglio dei tronchi vergini, mentre gli scarti di lavorazione delle falegnamerie e delle industrie provengono da legni già lavorati in precedenza, quindi nella maggior parte dei casi contengono sostanze chimiche come colle e vernici, che bruciando producono fumi tossici altamente nocivi per la salute e per l'ambiente.

Il pellet deve essere in possesso della certificazione di qualità; quella più diffusa nel nostro Paese è la EN Plus, basata sulla normativa EN 14961-2, che segue l'intera filiera del pellet: provenienza del legno, produzione, stoccaggio, trasporto e distribuzione finale.

La certificazione EN Plus si divide in tre categorie: la A1 identifica il pellet di alta qualità con un residuo di ceneri inferiore allo 0,7%, alla categoria A2 appartiene il pellet di media qualità, con un residuo uguale o inferiore all'1,5%, e alla categoria B appartiene quello di scarsa qualità, destinato all'uso indust

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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