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''Si può levare tutto a un monrealese, ma non tutto questo''

| Francesca Birchler | Cronaca varia

Nessun festeggiamento per il secondo anno di fila, ma A festa ru me paisi non sarà mai un giorno qualunque: il contributo di una giovane ragazza monrealese

MONREALE, 2 maggio – L’alborata mi sveglia, colazione con caffè e cornetto, rigorosamente al bar Mirto Giovanni. I tamburinai di Aspra fanno il loro ingresso in paese e svegliano coloro che con l’alborata non sono riusciti a svegliarsi.

 Ben presto le bancarelle e i negozi monrealesi aprono. Ai tamburinai vi si aggiungono le bande, i gruppi folkloristici con i carretti siciliani. “Speriamo ca un chovi”, la solita frase che ripercuote nelle strade monrealesi da giorno uno fino a quando -nelle prime ore di giorno quattro- la processione non sarà conclusa.
Stessa storia, stesso posto, stesso bar come intonava il celebre Pezzali, “vediamoci al vintage al solito orario”. Le luminarie che mettono allegria. “Francesca torna presto a casa, mi raccomando non fare mattinate che poi ti svegli presto e ti lamenti che hai sonno” e tra una serata di troppo si arriva a giorno 3. Sveglia presto, doccia, colazione e subito in collegiata con papà e mamma. Pranzi veloci con gli amici per non perdere “a scinnuta ru signuri”, 10 rose cinque euro e petali da lanciare al Crocifisso quando passa sotto il proprio balcone. Tornare a casa, promettersi di fare un pisolino ma alla fine osservare il proprio padre vestirsi da fratello. Bianco e rosso, che incanto!

Inizia il corteo da San Castrense: i fratelli, le ruote che orneranno la vara, gli stendardi. Sta per iniziare la processione, le strade del paese sono così colme di cittadini e di turisti che quasi si fatica a camminare. Giochi d’artificio e campane in festa: il Crocifisso si sta incamminando per le vie di Monreale. Commozione, volo di colombe bianche, giochi d’artificio, stanchezza e preghiera. Durante la processione udiamo spesso le vuci, espressione dialettale appartenente al gergo dei fratelli, le quali sono delle invocazioni nate su iniziativa di un singolo fratello che -con la mano protesa verso il Crocifisso- attira l’attenzione dei confrati e della cittadina. “E che beddu stu crucifissu, fa li grazie sempri e spissu. Grazia Patruzzu Amurusu, Grazia!” Dopo un lungo percorso sono le prime ore del quattro maggio, il Crocifisso vuole tornare a casa. Una volta usciti tutti dalla Collegiata, si ha già nostalgia e si pensa subito alla festa che verrà il prossimo anno. Si può levare tutto a un monrealese, ma non tutto questo.

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 3 aprile – L’ingresso del sindaco Alberto Arcidiacono in Forza Italia, con tanto di comunicato stampa corredato di foto, mossa che mancava solo del crisma dell’ufficialità, segna un preciso spartiacque nella politica recente della nostra cittadina.

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