Covid-19, le mille contraddizioni nella gestione della pandemia

Dopo la riapertura sfrenata che ha interessato tutte le regioni italiane, adesso il Governo grida “al lupo”

MONREALE, 13 ottobre – Il 3 giugno scorso il Governo nazionale ha deciso di riaprire, indistintamente, tutte le regioni. E da lì è stata la sfrenatezza più totale: gli stessi “bonus vacanze” erogati in base alla situazione economica dei nuclei familiari hanno indotto le persone a viaggiare, a spostarsi.

Il tutto senza curarsi minimamente dei rischi e del fatto che il coronavirus non si è mai sopito e che non lo abbiamo mai sconfitto. Sempre durante la stagione estiva il numero dei tamponi si è quasi azzerato al ridursi dei casi di contagio, la situazione epidemiologica è stata ignorata e messa da parte in favore di feste, cerimonie di ogni tipo, matrimoni, e i già citati viaggi. Il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha puntato il dito contro i migranti, persone che scappano dalle mine antiuomo, dalla guerra, dalla fame, gli unici che entrassero in Sicilia dopo essere stati sottoposti a uno o più tamponi (mentre gli aerei provenienti da ogni angolo d’Italia e forse del mondo erano stracolmi di gente che non è stata controllata né alla partenza, né all’arrivo).

Abbiamo crocifisso la signora Angela Chianello, meglio conosciuta come “Angela da Mondello” perché in un momento di relax ha osato pronunciare una frase leggera, riferita però a dati reali e riscontrati empiricamente: la nostra regione, già a fine aprile e dunque prima della riapertura del 4 maggio, contava ormai da giorni 0 nuovi contagi, ma questa donna è stata messa alla gogna pubblica e mediatica per aver detto, certamente in maniera un po’ troppo facile, quella che riteneva una verità. Nel frattempo, però, chi gridava “al lupo” non rispettava le regole e non le faceva rispettare, assembrandosi, salutando e abbracciando chiunque, prendendo un aereo un giorno sì e l’altro pure, noncurante della presenza di una pandemia come non se ne vedeva da un secolo. E qui mi sembra doveroso citare il caso della Regione Lombardia, che consapevole dei focolai, non ha chiuso i suoi confini territoriali “condannando” un’intera nazione a mesi di stop e recessione.

E adesso la colpa ricadrebbe su pochi ma indicativi contesti: i gestori dei locali sarebbero Satana in persona, chi desidera andare a mangiare qualcosa fuori viene tacciato per untore, le scuole sarebbero unico vettore di questa malattia e soprattutto viene trovato sensato il coprifuoco, come se il Covid-19 colpisse a fasce orarie di cui solo il Governo italiano sarebbe a conoscenza. Non si parla nemmeno dei mezzi pubblici stracolmi a qualsiasi ora, non si parla nemmeno di raddoppiare o triplicare il numero delle corse, nessun aiuto nei confronti di chi ha un’attività da gestire e si ritrova sedotto e abbandonato dallo Stato, che impone solo tasse e paura (quest’ultima quando fa comodo). Dal mio punto di vista c’è una miriade di contraddizioni: credo che questa situazione sia stata gestita seriamente solo quando lo si è ritenuto necessario e nella gente rimane soltanto un profondo senso di incertezza per quanto concerne il futuro e la salute stessa, ci sentiamo lasciati soli, offesi da questi dribbling continui da parte del Governo (in primavera il Covid c’era, poi d’estate liberi tutti, adesso è tornato). Risposte chiare, semplici e soprattutto misure coerenti e uguali per tutti: questo è ciò che dovrebbe spettarci di diritto.