Monreale segreta: viaggio nelle grotte di Piazza Vittorio Emanuele

Quel tesoro sotteraneo, nascosto in bella vista e ai più sconociuto, che adesso si intende valorizzare. IL VIDEO

MONREALE, 5 agosto – Ammettiamolo. A chi non è mai soltanto balenata per la mente la curiosità di accedere alla piramide di piazza Vittorio Emanuele? Falso sarebbe invece affermare il contrario, almeno per chi Monreale – più che semplicemente abitarla – la vive.

In pochi, anzi pochissimi, conoscono quali segreti si celano al di sotto dello scrigno di vetro dell'anonima e famigerata struttura installata proprio di fronte il Duomo. Noi, di quelle bellezze inaspettate, abbiamo avuto finalmente il privilegio di vedere e toccare con mano.
Impervia
è la parola adatta. Scoscesa calza a pennello. Stretta forse è quella che delle tre meglio si presta a descrivere la via che si addentra al di sotto del selciato della piazza, tra ruvide e frastagliate cavità. Per una volta (forse l'unica, credetemi ndr) la discesa può a tutti gli effetti dirsi più complessa della risalita. Il buio fa compagnia ai passi che, misurati e prudenti, provano a testare il terreno sul quale decideranno poi di affidare tutto quanto il loro peso. Ma una volta calatisi - come sonde - all'interno di quell'angusto ombelico d'accesso, un vasto antro si dispiega dinanzi agli occhi, sorretti finalmente dal favore delle torce.

Alte nel loro punto massimo circa tre metri – in quello più basso scendiamo addirittura al di sotto del metro! - i primi speleologi le battezzarono come le “Grotte di Monreale”, affiorate nei primi anni '50 da un volgare tombino, com'è definito nel documento dell'Archivio Luce presente nel nostro video-servizio. Un'area che, nella sua originaria totalità, si presuppone potesse essere ben più estesa di quanto non figuri oggi. Prova visibile ne sono le innumerevoli crepe e i massicci crolli che ostruiscono o comunque occludono troppo il passo. In quei (fin troppo) stretti cunicoli purtroppo lasciamo che sia la curiosità a procedere oltre. Noi – con accortezza – ci arrendiamo al naturale senso di prudenza.

L'elemento che più colpisce è in assoluto quel velo di silenzio sacrale che pervade tutto quanto l'antro, squarciato - man mano che si procede piegati a testa china, rispettosi delle sottili efflorescenze di natura carsica e calcarea – solo dal leggero rumore dell'acqua che affiora addirittura in una piccola cascata in quella che a tutti gli effetti può definirsi la più monolitica delle tre stanze delle quali le grotte si compongono. E' questa la sala (che dal sottosuolo si addentra verso il quartiere Carrubbella) più “facilmente” praticabile, oltre che la più ampia in larghezza e altezza. Le altre due invece si interrompono bruscamente e per raggiungerle ci vuole pazienza, fatica e sani polmoni pronti a reggere il peso gravoso dell'umidità.

Una cattedrale di pietra grezza, imperfetta, celata nel corso dei secoli e sulla quale solo Mastro Tempo – con la sua paziente mano – ha esercitato la sua nobile arte. Una risorsa che oggi non si intende sprecare: già nel maggio dell'anno scorso l'associazione Pro Loco Monreale, rappresentata dalla presidente Amelia Crisantino e coordinata da Tonino Russo, insieme all'associazione Le Taddarite, affiliata alla Società Speleologica Italiana, ha organizzato un sopralluogo delle grotte per consentirne nel futuro l'accesso a cittadini e turisti, impegnandosi con l'amministrazione comunale allo studio del sito, alla sua messa in sicurezza e all'adeguamento per la fruzione.
"Ad inizio mandato - fa sapere l'assessore alla Cultura, Rosanna Giannetto - abbiamo effettuato delle verifiche all'interno del sito. Potrebbe davvero rappresentare un'alternativa di valore al turismo classico, offrendo una visita in un luogo affascinante e finora sconosciuto".

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