Arcidiacono scrive a Conte e Speranza: ''Riapriamo barbieri e cimiteri''

(foto Massimo Merulla)

''In entrambi i casi pronti a rispettare tutte le misure di sicurezza necessarie''

MONREALE, 27 aprile – Sono ben due le lettere partite oggi dal Comune di Monreale con indirizzo la Capitale: sollecitare l'apertura dei cimiteri e barbieri. A poche ore dalla conferenza stampa sulla tanto discussa ''fase 2'', questi i due argomenti che Arcidiacono ha voluto porre all'attenzione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del Ministro della Salute Roberto Speranza.

Secondo il primo cittadino infatti questi non sono luoghi di assembramento e, in particolar modo quello di Monreale, ha ampie zone all’aperto dove è assolutamente possibile mantenere la distanza di sicurezza tra i visitatori.“Il cimitero di Monreale - ha dichiarato Arcidiacono - non ha motivo di restare chiuso. Siamo pronti a rispettare tutte le misure di sicurezza per consentire ai cittadini di potere far visita ai loro defunti “. "Mi faccio portavoce della sofferenza di molti miei concittadini - ha proseguito - impediti ad esprimere il loro amore verso i propri cari defunti andando a visitarli per recitare una preghiera e deporre i loro fiori".

Stando all'opinione espressa nella lettera dal Sindaco, i cimiteri non sarebbero dunque luoghi di assembramento, in virtù degli ampi spazi all’aperto, sufficienti per mantenere le distanze e non incorrere in alcun pericolo di contrarre il virus . ”Garantiremo controlli e sorveglianza attraverso il personale addetto ai servizi cimiteriali - ha aggiunto l’assessore ai servizi a Rete Geppino Pupella - ed interverremo per la santificazione di tutta l’area interessata “.

Per quel che riguarda invece il protrarsi dello stop a parrucchieri, barbieri e sale di bellezza, Arcidiacono teme che queste decisioni rischino di diventare un vero dramma per le attività che non saranno in grado di resistere fino a giugno. Già in agenda - come annunciato dallo stesso primo cittadini - una conferenza in remoto con i rappresentanti della categoria sul territorio per discutere con loro delle misure e degli accorgimenti, già adottati prima dell'emergenza, per garantire la distanza tra i dipendenti, la sanificazione tanto degli strumenti di lavoro quanto dei locali. 

Nella nota inviata al presidente Conte, Arcidiacono ha fortemente ribadito che il protrarsi della chiusura delle attività regolari fa crescere il
lavoro abusivo, fatto nelle case e a domicilio con rischi di contagio ovviamente maggiori per i clienti e loro familiari.