Da oggi il 25 marzo è Dantedì

Da oggi il 25 marzo è il giorno dedicato a Dante Alighieri così come stabilito dal Governo

MONREALE, 25 marzo – Per celebrare Dante è il 25 marzo la data scelta dagli studiosi che è stata fatta coincidere con il momento iniziale del suo viaggio ultraterreno della Divina Commedia.

L’iniziativa odierna proposta dal Ministero dell’istruzione insieme con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha inteso così invitare tutti i cittadini a ricordare il sommo poeta in un appuntamento, quello odierno, attraverso cui rileggere Dante e riscoprire i suoi versi.
Un momento di viva memoria e condivisione ideale di valori che assume un profondo significato simbolico proprio in ragione del difficile momento che il nostro paese sta attraversando.
La cultura e la lingua italiana di cui Dante è simbolo per eccellenza sono infatti gli elementi che rappresentano, oggi più che mai, quel senso di comune appartenenza alla nostra nazione che è riuscito a travalicare i secoli giungendo oggi fino a noi nella sua eterna poesia.
A questo proposito diverse sono state le iniziative messe in campo durante la giornata odierna: dalle letture dei versi più celebri del poeta sui canali televisivi della RAI, alle pubblicazioni sul portale del sito del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo passando per le tante attività portate avanti a distanza da docenti e studenti che non hanno voluto rinunciare a questo momento attraverso le lezioni a distanza per giungere infine alle citazioni sui social da parte di tanti cittadini.
Così vogliamo anche noi ricordare Dante oggi e lo facciamo invitandovi alla lettura del sonetto del poeta, tratto dalle Rime,  “Se vedi li occhi miei di pianger vaghi”, un inno alla giustizia e preghiera a Dio affinché venga debellata ogni forma di ingiustizia:

Se vedi li occhi miei di pianger vaghi,
per novella pietà che ’l cor mi strugge,
per lei ti priego che da te non fugge,
Signor, che tu di tal piacere i svaghi:

con la tua dritta man, cioè, che paghi
chi la giustizia uccide e poi rifugge
al gran tiranno, del cui tosco sugge
ch’elli ha già sparto e vuol che ’l mondo allaghi;

e messo ha di paura tanto gelo
nel cor de’ tuo’ fedei che ciascun tace.
Ma tu, foco d’amor, lume del cielo,

questa vertù che nuda e fredda giace,
levala su vestita del tuo velo,
ché sanza lei non è in terra pace.