Crisi idrica e rifiuti: da Roma arriva l'ok allo stato di emergenza

Problema acqua nella sola provincia di Palermo, quello dei rifiuti in tutta l'Isola

ROMA, 8 febbraio – Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per il settore idrico in provincia di Palermo e per rifiuti urbani in tutta l’Isola. A chiederne il riconoscimento, con l’attribuzione di poteri straordinari, era stato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, lo scorso 18 gennaio, nel corso dell’incontro con il premier Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi.

Nella seduta odierna, il governo ha deciso di nominare Musumeci commissario delegato per un anno e il dipartimento regionale Acqua e rifiuti soggetto attuatore. Alla base della decisione di Palazzo Chigi, il ‘contesto di criticità in atto in tutta la Sicilia nel settore dei rifiuti urbani con gravi rischi per l’ambiente, la salute e l’igiene pubblica’, superabile solo attraverso interventi straordinari. Oltre alla ‘situazione di grave emergenza idrica’ nel territorio della Città metropolitana di Palermo, interessato da un lungo periodo di siccità.
“Sono contento - afferma il presidente della Regione - che il Consiglio dei ministri abbia aderito alla nostra richiesta di concessione di poteri straordinari per poter superare le criticità causate dal gravissimo ritardo accumulato negli anni. Di questo voglio ringraziare il premier Paolo Gentiloni nel quale ho trovato un interlocutore attento e sensibile. Non si conoscono ancora, nei dettagli, le delibere, per cui bisogna attendere per capire all’interno di quale perimetro ci potremo muovere. So che sarò affiancato da due coordinatori, che avranno anche una funzione di vigilanza. Al di là del superamento della fase emergenziale, comunque, la Regione si è già mossa per la programmazione ordinaria delle infrastrutture, in modo tale che al massimo fra un paio d’anni questa crisi sia solo un lontano e brutto ricordo”.

La decisione del governo è stata presa a seguito di diverse interlocuzioni tecniche tra la Regione Siciliana e la presidenza del Consiglio dei ministri, il Dipartimento nazionale della Protezione civile, i ministeri dell’Ambiente e per la Coesione territoriale e le strutture dell’Autorità nazionale anticorruzione, nelle quali sono state approfondite le criticità rappresentate. Con successive ordinanze, emanate dal capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, saranno definite le modalità operative e organizzative.