San Giuseppe Jato, era un covo di latitanti, adesso sarà un Pronto Soccorso sociale

Inaugurato il presidio che apparteneva a Totò Riina

SAN GIUSEPPE JATO, 27 maggio –I beni confiscati alla mafia diventano spazi sociali. E’ stato inaugurato ieri un pronto soccorso sociale in quello che un tempo era il covo di latitanti mafiosi. L’immobile si trova in viale della Libertà, fuori dal centro abitato in contrada Traversa. Costruito tra gli anni ’60 e ‘70, era intestato alla società “Risa”, dietro cui si celava il nome di Riina Salvatore.

Ed era in uso alla famiglia Brusca di San Giuseppe Jato. Oltre 300 metri quadri, immersi nel verde, che adesso accoglieranno assistenti sociali, psicologi ed educatori al servizio delle famiglie che vivono nell’area territoriale del distretto socio sanitario 41. Un supporto anche alla scolarità allo studio ed alla aggregazione. A gestire l’immobile sarà l’associazione culturale “Nautilus” di Bagheria, che si è aggiudicata un bando pubblico. Il pronto soccorso sociale, dedicato alla memoria Don Pino Puglisi, è dotato di ascensore, uffici, servizi e docce. Tutti servizi realizzati con la ristrutturazione finanziata grazie ai 350 mila euro stanziati dall’assessorato regionale alla Famiglia attraverso il Programma operativo FESR 2007/2013, nell’ambito di un bando dedicato alla Sviluppo urbano sostenibile.
“Il pronto soccorso sociale – ha dichiarato il sindaco Davide Licari – è una delle tappe del cammino di riscatto del nostro territorio.

Perché oggi ci riappropriamo di un bene che la giustizia ha tolto alla criminalità organizzata per affidarlo alla comunità in virtù di una legge voluta da Pio La Torre”. Al fianco di Licari c’erano anche i sindaci Vito Scalia di Piana degli Albanesi e Tonino Giammalva di San Cipirello e l'assessore del Comune di Camporeale Francesco Amato. A benedire l’opera è stato l’arcivescovo Michele Pennisi: “E’ un presidio di legalità, solidarietà e socialità che sarà utile per aiutare tante famiglie che versano in condizioni difficili”.
L’opera, completata nei giorni scorsi, è stata inaugurata grazie anche all’impegno volontario di alcuni giovani migranti del Gambia ospiti del centro di accoglienza Opera Pia “Riccobono”. “E’ la dimostrazione – ha sottolineato il vescovo – che se correttamente impiegati, questi giovani dimostrano di poter essere una risorsa”.

E tra due settimane, il 9 giugno, verrà inaugurato anche un Centro di accoglienza per ragazze madri in via Falde, nell’ex casa di Balduccio Di Maggio. Anche in questo caso la riqualificazione dell’edificio di quattro piani è stata realizzata con un finanziamento di 350 mila euro dell’assessorato regionale della Famiglia. Costruita negli anni Settanta, la struttura di circa 400 metri quadri apparteneva all’ex collaboratore di giustizia. Al piano terra c’è adesso una elegante sala d’attesa. Da qui, grazie all’installazione di un ascensore, si possono raggiungere i due piani superiori dove troveranno si trovano quattro camere con servizi. Al terzo piano si trova invece la cucina e la sala da pranzo con vista l’intera valle. Il giorno dell’inaugurazione della struttura, intitolata a Rita Atria, è prevista la presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.

(fonte e foto: vallejatonews.it)