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Perché non sia un altro Belice

| Enzo Ganci | Cronaca varia

Viaggio ad Amatrice, la città… che non c’è più

AMATRICE, 12 maggio –“Mamma mia…!!!”. Difficile trovare un’altra esclamazione. Difficile partire da un’altra considerazione arrivando ad Amatrice, provincia di Rieti, un paese che dal 24 agosto dell’anno scorso e poi, ancora peggio, dal 30 ottobre successivo sembra che sia stato cancellato da tutte le mappe, con una brutalità difficile da spiegare, impossibile da accettare.

Qui c’è gente che ha perso cari, ha perso la casa, ha perso la propria attività: ha perso tutto. Ed in tutto questo vive la situazione, quasi paradossale, di sentirsi fortunata, per il solo fatto di esserci ancora. Un paese sbriciolato come fanno in spiaggia i bambini dispettosi, che con un calcio buttano giù il castello di sabbia pazientemente costruito dal loro amico. Di Amatrice non è rimasto praticamente niente, se non un patrimonio culturale e soprattutto gastronomico che è un vanto per l’Italia intera. Qui è nata l’amatriciana, forse il piatto della cucina tricolore, dopo la pizza e le lasagne, più conosciuto e più apprezzato nel mondo. Qui si sono sempre celebrate sagre e manifestazioni che hanno richiamato migliaia e migliaia di visitatori. Ma adesso i problemi sono altri. C’è da ricostruire, ammesso che lo si possa fare. Bisogna provarci, sperando che non sia un altro Belice, dove, a distanza ormai di 49 anni, l’ter dei risarcimenti non è stato ancora completato e dove per tanti, troppi anni la gente ha vissuto nelle baracche.

Ad Amatrice la voglia della rinascita e di andare avanti la si legge negli occhi del vicesindaco Patrizia Catenacci, che ci accoglie cordialmente (il sindaco Sergio Pirozzi è in Canada per ricevere la solidarietà materiale della comunità italiana d'oltreoceano).
Ieri è stato inaugurato “Il Giardino degli Alberi”: un simbolo del ritorno alla vita, un importante punto di aggregazione del paesino, che non ha una vera e propria piazza. Un punto che costituisce il fulcro della vita relazionale di Amatrice: dove vanno i bimbi a giocare con la bici, per esempio, ma anche dove sono nati tanti amori dei giovani amatriciani.
La riapertura la si deve all’impegno economico della Jaguar-Land Rover Italia, che con il sostegno dei propri concessionari e dei propri dipendenti ne ha finanziato il recupero. Ma la rinascita non si ferma qui.

Ad Amatrice, infatti, le operazioni di ricostruzione post terremoto proseguono fortunatamente a ritmo serrato. Attualmente nella cittadina laziale sono aperti circa 40 cantieri e, cosa più confortante, a settembre aprirà i battenti il liceo scientifico al quale si sono già iscritti circa 30 studenti. Perché la vita rinasca dai giovani, rinasca dalla cultura.

Fra le attività simbolo della rinascita amatriciana, inoltre, l'apertura di una radio fortemente voluta dal sindaco Pirozzi, che grazie anche ad una app può essere ascoltata da tutte le parti del mondo e che ogni sera alle 20 trasmette, con il sindaco che parla in diretta, ed informa i cittadini delle attività quotidiane condotte per favorire la ricostruzione cittadina. “L'Italia fortunatamente è fatta da tante brave persone e da tante belle aziende e noi viviamo della loro solidarietà – ci racconta il vicesindaco – Dobbiamo fare di tutto perché questo paese torni a vivere. Ci vorranno degli anni, ma lavorando con impegno e con ostinazione i risultati potranno arrivare".

 

 

Studio Valerio

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· Enzo Ganci · Editoriali

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