San Giuseppe Jato, la processione sosta davanti al bar di un pregiudicato, il sindaco lascia il corteo

La fermata "incriminata" (foto Leas)

Sembra, però, che non ci sia stato alcun inchino

SAN GIUSEPPE JATO, 17 aprile – La processione del “Cristo morto” fa sosta davanti al bar di un pregiudicato ed il sindaco Davide Licari ed il maresciallo dei carabinieri lasciano il corteo. Sembra che non ci sia stato nessun inchino di riverenza, ma quella fermata “sospetta” in corso Umberto I, durata qualche secondo, è bastata per spingere il primo cittadino a lasciare la processione. I primi a notare qualche anomalia sono stati i carabinieri, che hanno avviato immediatamente le indagini.

L’ipotesi finora più accreditata è che si sarebbe trattato di una “coincidenza”. “Nel dubbio – spiega il sindaco Licari – ho preferito andare via. In questi anni abbiamo lavorato per riscattare l’immagine della nostra comunità ed il solo sospetto che qualcuno possa riportarci indietro mi ha fatto prendere quella decisione”. Licari si è tolto la fascia e si è diretto davanti l’ingresso della chiesa, dove ha atteso l’arrivo della vara e del parroco. Nelle ore successive i carabinieri della locale stazione hanno sentito il parroco e diversi componenti della Confraternita del Santissimo Crocifisso.

La sosta, a detta dei membri della Confraternita, era dovuta ad un cambio di portatori di vara. Ed anche il parroco, don Filippo Lupo, dice di “essere rimasto sorpreso quando ha saputo che il sindaco ed i carabinieri si erano allontanati dalla processione. Ho cercato di appurare quanto accaduto – ci racconta -, ma non ci sono elementi che farebbero pensare ad un gesto voluto”. Sarebbe solo una coincidenza dunque quella sosta davanti alla caffetteria, il cui nome evoca una ossequiosa forma di saluto siciliano. Per diverse ore in paese così ci si è interrogati su quanto era avvenuto durante la processione del Venerdì Santo. Dalle dichiarazioni emergerebbe però l’assoluta casualità tra la sosta per motivi tecnici e la presenza del bar. La fermata prevista era in realtà pochi metri più avanti, all’altezza di via Terranova, che coincide con l’area della frana che colpì il centro abitato nel 1838. Ma a causa della stanchezza, e forse per una storta accusata da uno dei portatori, il simulacro si è fermato nel punto non previsto. “Non è stata l’unica sosta per stanchezza”, racconta don Filippo Lupo.

Sembra, infatti, che quest’anno fossero diminuiti i volontari che trasportano in spalla la pesante urna con il Cristo morto. Per i carabinieri della compagnia di Monreale non c’è nulla che possa far sospettare l’ipotesi di un inchino. Nessun caso dunque, come avvenne lo scorso anno nella vicina Corleone. Ma della vicenda è stato informato l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, che proprio di recente ha emesso un decreto con il quale stabilisce che non possono essere ammessi all’incarico di padrini coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso”.

(fonte e foto: vallejatonews.it)