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I tassisti di Monreale: "Ci sentiamo abbandonati dalla politica"

| Enzo Ganci | Cronaca varia

Chiedono l'accesso ai punti di arrivo dei turisti a Palermo

MONREALE, 17 aprile – La loro è una lotta impari: sono soltanto 7 contro 340. Parliamo dei tassisti di Monreale, relegati al ruolo di spettatori di fronte allo spettacolo (poco gradito) dei loro colleghi palermitani che arrivano fin sotto il duomo per accompagnare i turisti.

La loro non è una battaglia contro i tassisti del capoluogo, è invece una speranza di poter accedere ai punti di arrivo dei turisti (stazione, porto ed aeroporto), in modo da poter lavorare anche loro, perché anche loro sono padri di famiglia.

Purtroppo, al momento, la situazione li vede soltanto spettatori. I taxi arrivano da Palermo carichi di visitatori, i conducenti aspettano che questi visitino i monumenti normanni, che facciano le loro belle fotografie, che acquistino i souvenirs, per poi ricaricarli e riportarli al punto di partenza.

E i tassisti monrealesi? Restano – come diciamo dalle nostre parti – "cu l'occhi chini e i manu vacanti", spettatori non pagati di questa situazione che dire penalizzante è poco.
In pratica sono ridotti a sperare che i turisti che arrivano con mezzi propri o con i pullman abbiano necessità di servirsi del taxi a mo' di navetta, dal parcheggio al duomo e viceversa. Un euro a persona il costo della corsa, ma nulla di più.
Decisamente troppo poco per campare la famiglia, anche perché da ottobre ad aprile le viste dei turisti diminuiscono drasticamente.

"Ci sentiamo abbandonati dalla politica – dicono Angelo e Marcello Di Liberto, che stazionano nell'area apposita destinata ai taxi – il Comune non ci tutela ed in questo modo facciamo fatica a lavorare. Chiediamo di poter accedere ai posti dove è possibile prelevare i turisti, in modo da poterci guadagnare il pane onestamente. Finora abbiamo ricevuto soltanto promesse, ma nessun passo concreto è stato compiuto".

Giovedì probabilmente i tassisti di Monreale, che sei su sette hanno costituito una cooperativa, proclameranno lo stato di agitazione, nel tentativo di essere ascoltati da chi dovrebbe provvedere alla loro tutela e garantire regole uguali per tutti e pari opportunità di lavoro.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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