I giochi di un tempo, quando i bambini non avevano lo smartphone

Un piacevole amarcord sui passatempo da strada di tanti anni fa

MONREALE, 17 novembre - Chi non ha mai giocato, da ragazzino, a “acchiana 'u patri cu tutti 'i so figghi” o “Uno monta la luna” alzi la mano.

Mi rivolgo, essenzialmente, ai lettori di sesso maschile - e non per una forma di discriminazione sessuale, ma perchè le ragazze preferivano giocare con le bambole o qualche altro gioco più “domestico” - e nati, all'incirca, tra la fine degli anni '50 e gli inizi degli anni '60 del secolo scorso. La strada era il teatro naturale dei giochi: bastava un piccolo slargo, un marciapiede più largo o, nella migliore delle ipotesi, un baglio o un cortile per organizzare 'a jucata. Ogni gioco aveva la sua stagione: c'era quella delle figurine, quella della costruzione dei carruzzuna, quella delle competizioni con le strummule, quella del gioco con le ciampedde, quella delle catinelle, delle noccioline ecc.

Per quanto riguarda i classici giochi di strada ogni tempo era buono: quando non si aveva a disposizione un pallone (vuoi perchè non si avevano i soldi per comprarlo o perché chi ne possedeva uno, difficilmente lo metteva a disposizione per paura che si bucasse o venisse “tagliato” da qualcuno infastidito dal chiasso o dalle pallonate sulle finestre) si giocava a “uno monta la luna”, “acchiana 'u patri cu tutti 'i so figghi”, “'o spagnu” o a nascondino. Uno dei giochi più gettonati era, senza dubbio, Uno monta la luna.

Per i non addetti ai lavori il gioco era una variante della classica “cavallina”: si faceva la conta fra i partecipanti su chi doveva stare “sotto”; chi veniva estratto doveva mettersi piegato in avanti, simulando l'attrezzo ginnico della “cavallina”, e tutti gli altri dovevano saltare, dire il numero e la frase correlata ed effettuare l'azione connessa alla frase, pena prendere il posto di chi stava sotto.

Quanti pomeriggi passati a ripetere quei gesti, quelle frasi, quei movimenti tipici del gioco e quante risse bonarie scoppiate per un semplicissimo errore nell'enunciazione della frase!

Purtroppo anche questa tradizione dei giochi di strada si va, via via, perdendo. I ragazzi preferiscono i videogames, i tablet, gli smartphone: emulano una realtà (virtuale) molto vicina a quella visualizzata quotidianamente in tv. E si sta perdendo anche il valore sociale che questi giochi apportavano: l'aggregazione, il fare gruppo e un'accettazione delle regole che il gioco stesso imponeva.

Chi conoscesse l'esatta enucleazione delle frasi del gioco è invitato a scriverle nei “Commenti” all'articolo: ho fatto uno sforzo di memoria ma non riesco a ricordarli tutti.