Il Chiostro dei Benedettini si fa sempre… più bello

Prosegue l’opera di restauro dei capitelli condotta dall’artista Cesare Tinì

MONREALE, 20 agosto - Anche in questi giorni di vacanze e del dopo Ferragosto, il Chiostro dei Benedettini primeggia fra i monumenti più visitati d’Italia. Un luogo nel quale si potrà dire addio all’ormai antico processo di deterioramento che ha provocato il “cancro” del marmo e della pietra calcarea.

Un problema che aveva portato al limite estremo di “leggibilità” i preziosi capitelli di questo meraviglioso colonnato. Nel sito c’è chi continua a riparare i capitelli. E così il Chiostro dei Benedettini, fra i gioielli più ammirati del periodo normanno, continua a ricevere il più significativo intervento a memoria di monrealese. Dopo gli interventi del lato Nord, di questo prezioso quadrato, c’è sempre un uomo circondato da attrezzi, secchi e materiali di vario tipo ad operare su una scala a forbice. E’ ancora il restauratore con un’esperienza decennale, che da circa un anno è stato designato dalla Soprintendenza a sistemare capitelli e colonnine.

Ricca e varia è la decorazione dei capitelli dove si ritrovano temi legati all’iconografia religiosa e tra questi il capitello reso leggibile che raffigura S. Marco tra i quattro evangelisti. Il vecchio e nuovo testamento, animali tratti dal bestiario medievale e della tradizione mediorientale a motivi fitomorfici.
”Un lavoro di grande competenza seguito dal sindaco Piero Capizzi, che vede nella Soprintendenza ai monumenti e nella persona dell’artista restauratore Cesare Tinì, la messa in atto di un restauro atteso da oltre un secolo”. In questi giorni ad essere interessati al monumento sono anche due restauratori della facoltà di scienze della Conservazione dei Beni Culturali di Palermo, con il professore Giuseppe Inguì, docente di restauro. Una storica iniziativa alla quale la Soprintendenza aveva dato il via nel marzo 2015 per contrastare il processo di deterioramento del marmo e della pietra calcarea.

Dopo aver ricevuto lincarico, Tinì, l’anno scorso, veniva affiancato da un gruppo di dieci studenti del corso di formazione professionale dell’Anfe Sicilia attraverso un finanziamento dell’Unione Europea. Da questi veniva rilevato che i capitelli con i volti di figure in marmo sfigurate e irriconoscibili da oltre un secolo erano offuscati da una patina di calca pigmentale. “Una patina uniforme –rispondeva l’esperto – che anche dal punto di vista cromatico annullava la lettura delle figure “. Apprezzamenti ricevuti dallo sguardo attento dei visitatori, che hanno fatto registrare un aumento di ingressi dell’8 per cento rispetto al 2014.