La ritorsione, però, trovò una persona che lo dissuase e che “salvò” la cittadina normanna
MONREALE, 21 febbraio – Con questo articolo, dedicato ad una vicenda ignorata da tutti i libri di storia, diamo il via ad un’affettuosa e saltuaria collaborazione con Lino Buscemi, storico, giornalista, scrittore e docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Palermo.
"La storia, quasi sempre, è scritta dai vincitori con l’apporto dei sodali di turno. La loro “verità” prevale su tutto, anche sulle ragionevoli e documentate osservazioni controcorrente dei vinti. Capita, dunque, che i narratori delle storiche glorie, spesso “parrucconi” di collaudata autoreferenzialità saliti sul carro dei nuovi potenti, prediligano la “macro” storia a danno di quella “micro”.
Facendo finta di non sapere che sottovalutando quest’ultima, l’altra può risultare, talvolta, monca e di difficile comprensione. Un po’ come si verifica, puntualmente, quando si narrano le complesse vicende del periodo bellico (II guerra mondiale) e post-bellico siciliano. Si omettono fatti ed episodi, apparentemente marginali, che, correttamente studiati e citati, aiuterebbero non poco ad “abbattere” luoghi comuni e apodittiche asserzioni fondate su deduzioni tutte da verificare. Sono sicuro che emergerebbero, a beneficio della comprensibilità, altre più credibili e critiche chiavi di lettura su questioni che, dopo oltre settanta anni, sembrano avvolte da un alone di intangibilità al limite dello “ipse dixit”.
Fra queste è da annoverare la quasi generalizzata omissione nei libri di atti di eroismo compiuti, singolarmente o in gruppo, dai siciliani nel momento in cui ebbe luogo la “ritirata” dal suolo isolano delle truppe tedesche, tutt’altro che indolore, e la cosiddetta “invasione” delle armate anglo-americane non priva di eccessi, pur nel contesto di azioni “agevolative” poste in essere da apparati di potere locale e dalla criminalità mafiosa.
Ad esempio, ciò che è accaduto a Monreale, il 22 luglio 1943, non lo troverete in alcun testo o saggio di storia. Una “rimozione” incomprensibile, che offende la memoria della cittadina normanna e quella degli autori, allora quasi tutti giovani ed oggi quasi tutti scomparsi, di un fatto eroico, che avrebbe potuto avere conseguenze inimmaginabili. Quel giorno, il comandante in capo di tutte le forze militari tedesche dello scacchiere sud-Italia, il feldmaresciallo Albert Konrad Kesselring, si era messo in testa – udite, udite – di radere al suolo, nientemeno che tutta la città di Monreale. In preda alla collera, intendeva attivare una pesante ritorsione per “offesa” ricevuta.
Cosa avevano combinato di tanto grave i monrealesi? A quanto pare, nella tarda mattinata di quel 22 luglio, un nutrito manipolo di giovani ha “osato” umiliare i soldati germanici appartenenti al Gruppo Stroebel. Teatro dell’affronto il centralissimo corso Pietro Novelli, dove i soldati di Kesselring si apprestavano ad effettuare, in fretta e furia, la “ritirata” poiché , da poche ore, era entrata in Palermo la nemica settima armata americana al comando del generale George Patton. Proprio di fronte all’insolito spettacolo dei militari in fuga ( forse il primo di una lunga serie!) , gli increduli giovani cittadini cominciarono a lanciare contro di loro, copiosamente, “escrementi di vacca e di mulo ed anche sassi”. Non proprio un “cordiale” saluto, né un buon viatico. Di sicuro una coraggiosa azione dimostrativa nei confronti di un ingombrante “alleato” non ancora “nemico” ( l’armistizio tra l’Italia e gli anglo-americani sarà firmato l’8 settembre ’43).
L’episodio (l’epopea della resistenza non era neppure iniziata!), evidentemente, fu considerato assai grave dal rappresentante di Hitler nell’Italia meridionale che non si “capacitava” di tanta sfacciata avversione. Probabilmente Kesselring sottovalutava il radicato malcontento popolare e il livello di prostrazione , materiale e morale, in cui si dibattevano i siciliani fra le atroci ferite inferte dalla guerra e la intollerabile penuria di generi alimentari essenziali. La giornata monrealese del 22 luglio di 73 anni fa, mi è stata raccontata nei minimi particolari, sul finire del 2014, dal già novantenne e decano dei giornalisti siciliani, oggi defunto, Aurelio Bruno, mio indimenticato amico (malgrado la differenza d’età) oltre che vicino di casa.
Bruno, per quelli della mia generazione, è stato un maestro di giornalismo e di storia ma, soprattutto, un “pozzo” inesauribile di notizie e informazioni sullo sbarco anglo-americano in Sicilia, sull’oscuro periodo post-bellico, sul separatismo, sulle amare vicende del bandito Salvatore Giuliano e dei suoi “picciotti”, sulle intrigate trame e sui delitti di mafia nel palermitano. Ma Aurelio era prevalentemente un narratore instancabile e un conoscitore profondo del magmatico mondo di spie ( filo e antiamericane) e “confidenti” che “operavano” a Palermo e provincia dal 1943 e , forse, fino al 1950. Insieme ad un avvocato nisseno scrisse addirittura un libro dal titolo “ Spie a Palermo”. Fu proprio dalla viva voce di una ex spia antiamericana, nome in codice “ORAZIO”, che apprese, nel 1990, l’eroica azione dei giovani antinazisti monrealesi ( “racconto” da lui sicuramente immediatamente trascritto ).
L’agente “Orazio” del Sim, servizio informazioni militari, nel luglio ’43, era a Palermo con il compito di coordinare la difficile attività di spionaggio, per conto dei tedeschi, da un avamposto tutto particolare: uno scantinato sito in via XX settembre n.48. Da qui venivano trasmessi dati e notizie sulle forze Usa al comando tedesco diretto da Kesselring. E’ stato “Orazio”, insieme al sottoufficiale-marconista Vincenzo Gianchitta, a sorbirsi, via radio, la rabbiosa reazione del feldmaresciallo che insisteva perché si desse immediata esecuzione al suo insensato ordine (“ distruggere Monreale “) mediante notifica dello stesso all’ufficiale tedesco più alto in grado in Sicilia. Toccò , pertanto, allo stesso “Orazio”, armarsi di santa pazienza, per dissuadere il Kesselring . Gli disse, senza giro di parole e con tono deciso, che esistevano due buoni motivi perché l’ordine non poteva essere dato. Primo: “a Monreale c’è il Duomo, monumento della cultura mondiale”. Secondo: “I Vespri siciliani sarebbero stati nulla al confronto del rivolgimento popolare che si sarebbe verificato contro i tedeschi se costoro si fossero azzardati a fare una qualsiasi rappresaglia”.
Il feldmaresciallo di fronte alle sensate e ferme osservazioni di “Orazio”, fece, in maniera sofferta, l’atteso “passo indietro” e Monreale fu salva. In età avanzata e qualche mese prima di morire, l’ex agente segreto disse a Bruno che le autorità monrealesi “ avrebbero dovuto conferirmi, quanto meno, la medaglia d’argento, come era stato proposto”. Da chi? Non è dato sapere. E poi come si può premiare, sia pure in maniera postuma, una ex spia di cui non si conoscono nemmeno le generalità ( Aurelio Bruno conosceva la vera identità di “Orazio” ma, inspiegabilmente, si guardò bene dal rivelarmela. Mi disse soltanto che aveva casa a Palermo in via Gino Marinuzzi).
Comunque sia una targa al “saggio” agente segreto “Orazio” si può sempre dedicare, ricordando contestualmente il coraggioso “gesto” dei giovani monrealesi rimasto, fortunatamente, senza conseguenze. Caso più unico che raro, se si riflette un poco su ciò che furono capaci di scatenare i nazisti contro i “traditori” italiani, in tutta la penisola, a poche settimane dell’insabbiato fatto che ho descritto esclusivamente per amore della verità e “a futura memoria”, se la memoria, come diceva Sciascia, avrà un futuro.
Le risposte che Monreale merita
MONREALE, 31 dicembre – Gli eccessi alimentari che caratterizzano le giornate in molte delle case del nostro territorio non devono farci distogliere lo sguardo da ciò che ci ha detto e ci ha lasciato quest’anno in eredità.