Vent’anni fa il piccolo Giuseppe Di Matteo veniva sciolto nell’acido: oggi a San Giuseppe il ricordo di quella tragedia

Licari: "Faremo in modo che questa gente non torni più"

SAN GIUSEPPE JATO, 11 gennaio – “Faremo di tutto per impedire il ritorno in paese degli assassini di Giuseppe Di Matteo. Sarebbe impensabile, una volta scarcerati, rivederli per le strade di San Giuseppe Jato”.

Parole forti del sindaco di San Giuseppe Jato, Davide Licari pronunciate nel corso delle celebrazioni che si sono tenute questa mattina, presso l’aula multimediale “Pio La Torre” dell’ex Casa del Fanciullo di via Vittorio Emanuele, a San Giuseppe Jato per ricordare la memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Il coordinamento di Libera Palermo e l’amministrazione comunale di San Giuseppe Jato, rappresentata dal sindaco Davide Licari, hanno organizzato la giornata dal titolo “C’era un volta un bambino che amava i cavalli”. Nella Chiesa Madre di San Giuseppe Jato è stata celebrata una Messa in ricordo di tutti i bambini vittime di violenza, mentre presso l’Aula multimediale l’artista Martino Lo Cascio ha interpretato in forma recitata uno scritto su Giuseppe Di Matteo e i volontari di Libera del comprensorio della Valle dello Jato hanno espresso una testimonianza sulla tragica storia del bambino. La giornata ha visto la partecipazione dei volontari, ed oltre che del sindaco Licari, del sindaco di Monreale Piero Capizzi, del capitano dei Carabinieri, comandante della Compagnia id Monreale, Guido Volpe, del Tenente Colonnello dei Carabinieri Mauro Carrozzo, di Orietta Mongiovì della Prefettura di Palermo, di autorità civili e di numerosi cittadini.

“L’esercizio della Memoria è per la comunità di Libera un pilastro fondante – ha dichiarato il coordinatore provinciale Giovanni Pagano – non un rito da celebrare in date prefissate, ma una pratica di impegno quotidiano. Questo significa che il piccolo Giuseppe va ricordato ogni giorno e il nostro impegno è rendere vivo e accessibile il Giardino della Memoria, superando le numerose difficoltà, come le condizioni della strada, che lo rendono quasi inaccessibile. In tal senso siamo certi che l’impegno profuso in questi anni dall’Amministrazione Comunale consentirà di risolvere queste difficoltà.” “Ricordare la tragica storia del piccolo Giuseppe Di Matteo e di tutte le vittime innocenti delle mafie, farne memoria e impegno costante, è il miglior modo per incitare tutti i liberi cittadini a fare la loro parte nella lotta contro le mafie - hanno detto i volontari di Libera - una lotta che vuole affermare la legalità come normalità, a partire dalla comunità jatina dove nelle prossime settimane verrà ufficializzata la costituzione di un presidio di Libera.

La storia di Giuseppe rappresenta una deflagrazione dell’identità mafiosa e fa apparire Cosa Nostra per quella che è realmente: un’organizzazione barbara e violenta, contro tutti e tutto, pur di garantire i propri interessi”. “Vent'anni fa la mafia uccideva con orribile barbarie un bambino rivelando tutta la sua mostruosa natura - ha detto il sindaco Licari - i mafiosi che hanno ammazzato Giuseppe Di Matteo non potranno essere mai più riabilitati come cittadini di San Giuseppe Jato, nessuno dei miei concittadini ha dimenticato questa triste storia o intende farlo. La commemorazione del piccolo Giuseppe, organizzata grazie alla preziosa collaborazione di Libera, trova valore nella partecipazione dei giovani jatini a cui è chiesto di alimentare la cultura della legalità per il bene e il futuro di San Giuseppe Jato”.
"Voglio ringraziare - ha detto il sindaco Capizzi il mio amico e collega sindaco di San Giuseppe Davide Licari e tutti i ragazzi dell'associazione Libera per aver organizzato questa toccante manifestazione e per tenere vivo tutti i giorni il ricordo del piccolo Giuseppe Di Matteo la cui morte ha segnato un momento veramente importante nella lotta contro Cosa Nostra .

Come sindaco tenevo a essere presente per testimoniare la cooperazione e la sinergia che si é venuta ad instaurare con i colleghi sindaci del Consorzio nel portare avanti iniziative volte a sostenere la cultura della legalità e del riscatto sociale della nostra Sicilia che è fatta di tante persone per bene e oneste”. Capizzi, che è anche presidente del consorzio “Sviluppo e Legalità, inoltre, parlando con i giornalisti, ha anche aggiunto che grazie alla sinergia avviata con i sindaci dei comuni che fanno parte del consorzio, saranno completati alcuni progetti di utilizzo dei beni confiscati, molto importanti per lo sviluppo del territorio che daranno un nuovo impulso al consorzio che negli anni ha raggiunto grandi risultati.

"Ricordiamo oggi con un atto doveroso – ha detto, inoltre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando - una vittima della violenza mafiosa, in questo caso un bambino innocente che amava i cavalli e lo facciamo in contemporanea alla cerimonia che si svolge a San Giuseppe Jato, Comune d'origine del piccolo Giuseppe di Matteo. Questo gesto serve anche a smentire coloro i quali sostengono che la mafia rispetti i bambini e le famiglie. La mafia – conclude il sindaco di Palermo - non conosce regole e non conosce valori e giunge fino al punto di commettere un reato efferato verso un bambino, che abbiamo il dovere di ricordare perché non si abbassi la guardia verso un fenomeno criminale e culturale che può entrare nelle case di tutti e può colpire tutti”.

“E’ disgustoso che, nel giorno del ventesimo anniversario dell’efferato omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il suo carnefice sia stato in libertà, sebbene provvisoria, a San Giuseppe jato”.
Il consigliere comunale Marco Intravaia ha voluto ricordare che Giovanni Brusca, assassino del piccolo Di Matteo strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996, adesso collaboratore di giustizia, ha fruito di un periodo di libertà in occasione del Capodanno ed è rientrato oggi nel carcere di Rebibbia.

“So bene – ha aggiunto Intravaia – che l’uscita dal carcere di Brusca rientra nella normativa prevista per i collaboratori di giustizia. Rimane l’amarezza, però, aumentata dalla celebrazione dell’anniversario dell’omicidio, per la libertà del suo carnefice, sebbene provvisoria, in quello stesso territorio in cui le istituzioni hanno ricordato la scomparsa del piccolo Di Matteo. Brusca, che il 23 maggio del 1992 azionò il telecomando che provocò la strage di Capaci in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro e mandante ed esecutore di tanti altri omicidi, potrebbe ottenere la scarcerazione nel 2020, una vera e propria ingiustizia. Alcuni aspetti delle legislazione vigente sui collaboratori di giustizia andrebbero rivisti e corretti”.