“No a sommarie liste di proscrizione, si individuino precise responsabilità”

Il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando interviene sulla questione rifiuti

PALERMO, 21 dicembre - "Ancora una volta assistiamo con sconcerto alle dichiarazioni del diretto responsabile del sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia che ha delineato un quadro parziale e sostanzialmente non veritiero dove le uniche responsabilità sarebbero attribuibili ai Comuni".

Leoluca Orlando (nella foto), sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia, intervene a difesa dei sindaci a seguito della notizia secondo la quale la Regione avrebbe avviato un’indagine presso il presidente dell’Autorità Nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti, così coma ha fatto sapere, attraverso gli organi di informazione l’assessore Vania Contrafatto.

"All'inizio di quest'anno - continua Orlando - ho formalmente e personalmente denunciato alla commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e alla Procura della Repubblica di Palermo nomi e circostanze che caratterizzano l'attuale sistema criminogeno nella gestione dei rifiuti in Sicilia i cui attori principali sono stati e continuano ad essere i mali governi della Regione e gli interessi economici di pochi privati".

"Fermo restando che ogni sindaco risponde delle proprie scelte amministrative di fronte alla legge, agli organismi competenti e principalmente ai cittadini che lo hanno eletto - prosegue il presidente dell'Anci Sicilia - non è con sommarie liste di proscrizione che si esce dall'empasse in cui l'attuale governo regionale ha relegato la Sicilia. Un sistema mai decollato rispetto al quale vi sono precise responsabilità che devono essere accertate dalla magistratura e dalla Procura della Corte dei Conti"
."Si accomunano - prosegue - in un unico elenco situazioni diverse legate a situazioni territoriali diversificate. Generalizzazioni rispetto alle quali l'assessorato, che conosce nel dettaglio ogni processo amministrativo relativo ai rifiuti, semmai dovrebbe fare chiarezza".

"Nulla si dice - conclude Orlando - sul fatto che sono le scelte della Regione ad aver stravolto nel 2013 l'impianto della legge regionale 9/2010 favorendo la moltiplicazione degli ARO e consentendo nei fatti la perpetrazione di interessi particolarissimi di pochi privati, che nei singoli territori operano in regime di monopolio e le cui posizioni sono state difese attraverso la presenza diretta nel Governo".