No alle discriminazioni di genere, sì alle pari opportunità educative tra i sessi

Oggi a Villa Savoia il dibattito su "Il fantasma del Gender: cosa è? Di cosa stiamo parlando?”

MONREALE, 5 ottobre – Forse, paradossalmente, per dirla assieme al consigliere comunale, Fabio Costantini, il motto più efficace per affrontare la problematica che riguarda la cosiddetta ideologia Gender è quello tanto caro a don Pino Puglisi: “E se ognuno fa qualcosa…”.

Un motto, diventato il simbolo degli insegnamenti di una persona di fede, beatificato, tra l’altro il 25 maggio del 2013, che potrebbe fare al caso di chi, ogni giorno, si trova a dover fare i conti con ogni sorta di discriminazione, ivi comprese quelle di genere.

Di questo e di una problematica che va trovando sempre maggiore diffusione nel dibattito sociale del nostro Paese, si è parlato oggi a Villa Savoia nel corso di un incontro organizzato da chi rappresenta, per così dire, la parte “laica” del dibattito, dal titolo "Il fantasma del Gender: cosa è? Di cosa stiamo parlando?”.

Al termine dell’incontro-dibattito, articolato e sereno, una considerazione fondamentale è venuta fuori: quella secondo cui l’orientamento sessuale non deve essere motivo di discriminazioni o bullismo solo perché non incorpora lo stereotipo di genere”: Su questa tesi ha insistito lo psicologo Claudio Cappotto, dell’Università Federico II di Napoli. Perché i risultati arrivino, però, è necessario che ognuno sensibilizzi. “Unico modo – ha aggiunto Cappotto per far sì che le discriminazioni diventino solo dei brutti ricordi”.

L’incontro, inoltre, ha voluto confutare l’idea che si voglia plagiare una generazione omosessuale. Così come ha voluto respingere con forza lo spauracchio di insegnamenti tendenti a confondere le idee degli alunni, a causa dell’ormai famoso comma 16 della legge sulla cosiddetta “Buona Scuola”.
“Una legge criticabile magari per altri aspetti – ha sottolineato Chiara Oliva, insegnante elementare, da un po’ di tempo, ormai, impegnata in questa azione divulgativa – ma che a mio parere mira solo a garantire pari opportunità educative, parità tra i sessi e pari trattamento rispetto all’orientamento sessuale”.

Nulla che giustifichi, quindi, lo stato di psicosi collettiva che si è generato, spesso anche in maniera scomposta. “Nessuno ha intenzione di toccare i figli, ci mancherebbe – ha aggiunto l’insegnante – ma questi siano liberi di giocare come vogliono, senza che per questo debbano subire dei condizionamenti”.
A questo processo, però, così come è stato sottolineato, manca un tassello importante: quello della formazione degli insegnanti ai quali è demandato un compito quanto mai gravoso.
L’incontro si è concluso con un partecipato dibattito. Segno ulteriore di quanto il tema sia sentito e centrale.