Io, scampata alla strage della stazione di Bologna

A distanza di 35 anni, Daniela Vaglica, monrealese, ricorda quel terribile episodio dal quale per puro caso si salvò

MONREALE, 2 agosto -Trentacinque anni fa era poco più che una bambina. Una ragazzina che aveva appena finito la scuola media e si apprestava a frequentare il liceo classico di Monreale. Quel giorno, però, si sarebbe dovuta trovare alla stazione di Bologna, proprio al momento dell'ormai famosa strage.

Oggi Daniela Vaglica, monrealese, prossima ai 49 anni e madre di due figlie, è un'apprezzata professionista (fa la odontoiatra) e può dire di essere una "scampata" ad una vicenda che ha sconvolto la storia recente dell'Italia e avrebbe potuto, chissà, sconvolgere la sua e quella della sua famiglia. Parliamo ovviamente di quella che è passata alla storia come la "strage di Bologna" del 2 agosto 1980, della quale oggi si commemora il 35' anniversario.

Da quel giorno la storia ferroviaria d'Italia non fu più la stessa: con una bomba da 23 chili, piazzata dai Nuclei Armati Rivoluzionari, guidati da Giusva Fioravanti, 85 persone rimasero uccise, altre 200 furono ferite.
"Ancora oggi - racconta Daniela a Monreale News - tremo al pensiero che mi sarei potuta trovare in quel luogo proprio dove morirono tante persone, che, come me e forse per caso, si trovavano lì quel giorno".

A Bologna Daniela si era recata per andare a trovare lo zio paterno, che da tanti anni viveva nel capoluogo emiliano e proprio quel giorno aveva già programmato il ritorno a Monreale, motivo per il quale doveva mettersi su un treno che, per fortuna, non prese mai.
"Solo una casualità mi impedì di essere presente alla stazione di Bologna quel giorno, ma il momento in cui dovevo essere lì era proprio quello della strage. Evidentemente era destino che mi dovessi salvare e proseguire la mia vita. Altrimenti, chissà, forse non avrei avuto la fortuna di raccontare quella esperienza".

Quella mattina alla stazione di Bologna, uno snodo importantissimo nel traffico ferroviario italiano, successe un'ecatombe. Chi vi si è recato successivamente, probabilmente sarà rimasto colpito da quella immensa lapide che campeggia ancora oggi sulla parete del luogo dove avvenne la strage, con i nomi di tutte le vittime di un attentato che, probabilmente viene ricordato come il più grosso del dopoguerra italiano.

"Tornai alla stazione dieci giorni dopo - racconta ancora Daniela - e lo spettacolo era agghiacciante. Molte macerie era state già rimosse, ma il senso di distruzione era ancora presente, così come quel silenzio spettrale, quanto mai significativo. Voglio tornare pure a piedi, dissi ai miei in preda ad un senso di panico, basta che andiamo via da qui. Quelle immagini non le dimenticherò mai più".