L'Opera dei Pupi, una tradizione culturale che non deve essere dimenticata

Il convegno odierno inserito nel programma del SS.Crocifisso. LE FOTO

MONREALE, 27 aprile – Se l'opera dei pupi potesse parlare racconterebbe non solo le gesta dei paladini di Francia e dei cavalieri di Carlo Magno, ma la storia di coloro che hanno lavorato con passione e dedizione a quest'arte che ha il pregio di aver dato luce a valori importanti come l'onestà, il coraggio e l'amore.

Sotto questo aspetto prosegue il percorso della memoria compiuto da Benedetto Rossi in ricordo del padre, puparo, a dieci anni dalla scomparsa, che si impreziosisce di un altro appuntamento, voluto dal sindaco Piero Capizzi e dall'assessore al Territorio, Ignazio Zuccaro.
Nella sala “Novelli” del complesso benedettino si è svolto stamane il convegno sull'Opera dei pupi in memoria del maestro Enzo Rossi al quale hanno preso parte oltre agli organizzatori, Marcella Bardi, antropologa e presidente dell'associazione “META”, Nicola Giacopelli presidente ETAS (Ente, Turismo, Arte e Sport), Salvatore Occhipinti, maestro d'arte poliedrico, nonché realizzatore di opere in metallo raffiguranti monumenti siciliani e la famiglia Rossi. L'incontro è stato moderato da Marianna Vaglica.

Ha suscitato emozione la consegna di un riconoscimento alla moglie di Rossi da parte del sindaco Capizzi che con una targa donata dall'assessorato al Territorio ha voluto ricordare la figura del marito. “Ha dato tanto – ha detto Capizzi – all'arte ed alla città di Monreale e lo ricordo come un uomo signorile e gentile”.
“Questa amministrazione – ha tenuto a sottolineare poi l'assessore Zuccaro - è impegnata con iniziative di rilancio culturale e non solo e vuole, attraverso la memoria del nostro passato, contribuire alla salvaguardia di un patrimonio culturale da trasmettere alle nuove generazioni ed è in questo senso che si incardina nei festeggiamenti del SS. Crocifisso. Anche Monreale nel secolo scorso, è stata culla del teatro dei pupi, grazie ai pupari Ignazio Munna e i suoi figli Vincenzo e Vito, e ancora Onofrio Sanicola ed Enzo Rossi che hanno fatto conoscere fuori dai confini nazionali, questa importante arte”.

Marcella Bardi nel suo intervento ha voluto rimarcare la necessità di considerare le diverse culture, che si incontrano nell'opera dei pupi, quella carolingia e saracena, non come una superiore all'altra, ma come diversa è dunque ognuna con la propria importanza.
Più intimistico e personale il ritratto che Giacopelli ha fatto di Enzo Rossi, anche perché lo ha conosciuto personalmente. “Mi auguro – ha concluso il presidente dell'ETAS – che questo tour attraverso le scuole abbia dato l'opportunità di proporre un'altra forma di cultura”.
Molto appassionato ed accorato è stato l'intervento di Benedetto Rossi che non si è soffermato sulla figura del padre, ormai da più parti ed in più occasioni trattata, ma ha voluto fare un excursus storico culturale per spiegare alla platea cos'è stata l'opera dei pupi a Monreale, grazie anche al lavoro del padre, uomo che non solo costruiva i pupi ma era anche un cantastorie, delle sue importanti amicizie e collaborazioni con i pupari del calibro di Ciccio Scalisi, Peppino Celano, Francesco Sclafani. In platea erano seduti Piero Scalisi, Salvo Bumbello e Franco Fiore, amici di Enzo Rossi.

“Enzo Rossi, è l’ultimo puparo di Monreale - ha detto Benedetto Rossi - ma l’idea della mia famiglia, oggi, è quella di continuare a far conoscere comunque alle nuove generazioni la storia di mio padre, dell’opera dei pupi, per ciò che ha rappresentato per la nostra comunità, attraverso iniziative, mostre e dibattiti, attraverso la divulgazione di una tradizione popolare, ma soprattutto di un mestiere. L’auspicio è che ci possa essere un chiaro e rinnovato impegno di tutti, scuole, enti culturali, istituzioni e associazioni per un rilancio delle nostre tradizioni, per non spezzare quel filo che ci lega alle nostre radici al nostro passato”.

“Un maestro – questo è il ricordo di Occhipinti – che mi ha insegnato i veri valori della famiglia e del fare cultura attraverso i suoi pupi. In un contesto sociale consumistico, nel quale viviamo conoscere il nostro patrimonio fa bene”.
L'appuntamento si è concluso con la lettura di una poesia in dialetto siciliano scritta da Cosimo Grimaudo, assente per motivi di salute, e recitata da Liliana Rossi, figlia di Enzo Rossi ed insegnante della “Morvillo”.