Nuovo ricovero in ospedale per il maresciallo Giuseppe Giangrande

Una febbre alta alla base del ritorno al nosocomio di Firenze

PRATO, 26 aprile - E' di nuovo ricoverato il maresciallo Giuseppe Giangrande, del quale fra due giorni ricorre il secondo anniversario del ferimento, avvenuto il 28 aprile del 2013 mentre si trovava in servizio nei pressi di palazzo Chigi, mentre era in corso il giuramento del governo Letta.

Lo rende noto il quotidiano "Il Tempo" con una articolo a firma di Grazia Maria Coletti, secondo la quale il ritorno in ospedale per il quasi 52enne maresciallo sarebbe dovuto ad una "febbre alta anche se altalenante", come spiega la figlia Martina. "A pochi giorni dall’anniversario - dice ancora la figlia nel corso di una lunga intervista che abbiamo sintetizzato - sembra quasi di essere punto e da capo. Papà è di nuovo ricoverato in ospedale a Firenze perché ha avuto delle complicazioni. Lunedì mattina siamo andati all’Unità spinale del Cto di Careggi per i controlli di routine che papà fa ogni mese e mezzo ma è dovuto rimanere. Al momento hanno ipotizzato 40-50 giorni di ricovero".

Quale è il motivo è lo stesso Giangrande a raccontarlo. "Eravamo entrati per il solito controllo un mini ricovero di 3-4 giorni per gli esami di routine - dice il maresciallo Giangrande - ma ci siamo accorti che la piccola lesione da decubito all’osso sacro aveva fatto più danni di quello che che ci aspettavamo. Il primario di urologia, il professore Del Popolo, ci ha spiegato che serve un’operazione di ricostruzione plastica, che richiede una degenza più lunga e un’attenzione particolare, soprattutto per evitare infezioni, che potrebbero compromettere il mio sistema immunitario che non è più quello di prima». Per tornare a casa c’è tempo. "Se ne riparla alla fine di maggio".

La strada per Giangrande è ancora tutta in salita. "Papà - afferma la figlia Martina - aveva recuperato solo alcuni movimenti delle braccia, del collo e del busto in fase di sviluppo con un nuovo percorso di fisioterapia, ma non è che possa prendere un bicchiere in mano o mangiare da solo, ma almeno il proiettile che lo ha ferito al collo non lo ha toccato a livello neurologico e del linguaggio, è sempre lui, lucido, chiacchierone".

Il maresciallo Giangrande non ha alcuna intenzione di perdonare Luigi Preiti che gli ha sparato. "Accetto la croce, sono religioso, ma il perdono mai. Ma come si fa? Non c’è verso, non si può" dice Giangrande.