Piano di riequilibrio pluriennale: dieci giorni per convincere la Corte dei Conti

Capizzi: “Non stiamo con le mani in mano. Il malato sta reagendo alla terapia”

PALERMO, 10 aprile – L’attesa relazione ministeriale sul Piano di riequilibrio finanziario del comune è arrivata. Benché non se ne conoscano i contenuti, ha creato qualche perplessità ai magistrati contabili che stamattina hanno convocato in adunanza l’ente.

Questo era rappresentato dal sindaco Piero Capizzi e dal segretario generale Domenica Ficano. Presente anche il funzionario del settore Finanze e Tributi, Salvo Modica. Tutto quel che si sa del documento romano, lo si evince dalle richieste di chiarimento avanzate dalla Corte dei Conti su alcuni punti dell’istruttoria, ritenuti non sviluppati in modo adeguato o che non abbiano trovato sufficiente risposta.

L’amministrazione ha chiesto dieci giorni di tempo per fornire tutti i documenti comprovanti le azioni volte a ridurre il debito attraverso le transazioni con i creditori. La Corte ha deliberato l’ordinanza istruttoria, cioè ha concesso la dilazione dei tempi richiesti, utile all’integrazione della documentazione. I magistrati contabili, insomma, hanno cercato di capire la sostenibilità finanziaria del Piano sulla base della certezza delle entrate e la riduzione delle spese. Capizzi e il segretario Ficano hanno risposto per oltre un’ora alle osservazioni del magistrato relatore Francesco Albo, mostrando al termine un cauto ottimismo.

“Il malato – ha detto Capizzi – sta reagendo alle terapie. In questi mesi non siamo rimasti ad aspettare l’esito dell’istruttoria, ma ci siamo mossi per chiudere con i creditori e alleggerire i debiti dell’ente”.

Ad incuriosire i membri della Corte, la strana ingiunzione notificata al comune da parte dell’ex sindaco Filippo Di Matteo di circa 100 mila euro. Nel Piano, varato sotto la sua giunta, è stata inserita la decurtazione del 30 per cento degli emolumenti ad amministratori e consiglieri. In questi giorni, Di Matteo è tornato sui suoi passi chiedendo il reintegro della somma, che è stata inserita fra le passività potenziali. Il comune ha già impugnato la richiesta, ma se dovesse essere riconosciuta la legittimità della richiesta, a cascata riguarderebbe assessori e consiglieri. A quel punto, l’entità della somma cambierebbe. La stranezza della richiesta non è sfuggita ai magistrati contabili che si sono guardati reciprocamente con una certa perplessità.