Truffa aggravata, indagati i proprietari della Calatrasi

Sequestrati beni per 1,9 milioni di euro

SAN CIPIRELLO, 11 marzo – Nella mattinata di oggi i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Palermo, hanno perquisito, su disposizione della locale Procura della Repubblica, le sedi dell’azienda vinicola Calatrasi, sottoponendo a sequestro conti correnti, immobili e autoveicoli degli imprenditori, Maurizio e Giuseppe Micicchè per un controvalore di circa 1.900.000 euro.

Secondo l’ipotesi accusatoria, che ha trovato un primo significativo riscontro nel provvedimento di sequestro emesso dal Gip, la dinamica dei fatti è stata ricostruita dalle indagini, scaturite da segnalazioni di operazioni ritenute sospette, durate oltre un anno, nel corso delle quali i militari del Reparto Speciale della Guardia di Finanza hanno ricostruito, partendo dall'analisi dei flussi finanziari, un vorticoso giro di denaro, per mezzo del quale gli imprenditori palermitani hanno ottenuto, in maniera ritenuta indebita, un contributo pubblico, per oltre 1,5 milioni di euro, riciclandone poi, a fini personali, circa la metà.

La vicenda inizia nel 2007, quando la storica azienda vinicola dell’alto Belice corleonese, alcuni anni dopo l’acquisizione di uno stabilimento vitivinicolo nella provincia di Brindisi, richiedeva, ricevendolo in più tranches fino al 2010, un contributo alla Regione Puglia, finalizzato, asseritamente, alla ristrutturazione di detta cantina.
Così, i finanzieri, partendo da due operazioni bancarie apparentemente scollegate da quel contesto, hanno ricostruito un articolato sistema di frode, attuato dal rappresentante dell’azienda con l’ausilio di un imprenditore lucano trapiantato a Milano, per mezzo del quale è stata rappresentata alla Regione Puglia una realtà completamente artefatta, sia sotto il profilo dell’impegno finanziario apportato dagli imprenditori nell’investimento, sia sotto il profilo delle spese effettivamente sostenute.

Più in particolare, dall’analisi finanziaria effettuata dai militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria sarebbe emerso che per mezzo di fatture false, transazioni bancarie ritenute anomale e documentazione fasulla, gli imprenditori palermitani del vino avrebbero ottenuto finanziamenti indebiti utilizzati, almeno in parte, per ripianare debiti pregressi piuttosto che per ammodernare gli strumenti di produzione. Infine, una parte del bottino sarebbe rientrato in azienda o sarebbe stato spartito in famiglia.

Per tale motivo Maurizio e Giuseppe Micicchè sono oggi indagati, a vario titolo, per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e riciclaggio, sotto il coordinamento del Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, titolare del III Dipartimento che si occupa di reati contro l'economia.
Analoghe contestazioni sono mosse autonomamente alla società, anch’essa colpita dal sequestro, qui chiamata a rispondere per gli illeciti commessi a suo vantaggio dalle figure apicali della medesima.