E' morto Pino Daniele, il mondo della musica sotto shock

 

Il cantautore stroncato da un infarto nel suo casale in Toscana

FIRENZE, 5 gennaio - E' morto nella notte, stroncato da un infarto, il cantautore napoletano Pino Daniele. Avrebbe compiuto 60 anni il 19 marzo. "E' un momento terribile", ha commentato all'Ansa, la figlia Sara.

Pino Daniele si sarebbe sentito male, nella sua casa di campagna in Toscana, secondo quanto riferisce Il Mattino, e la corsa nel tentativo di prestargli soccorso sarebbe stata vana .L'ultima apparizione televisiva di Pino Daniele risale ad appena pochi giorni fa. L'artista napoletano, infatti, era stato trai i protagonisti musicali del programma "La notte che verrà", tradizionale appuntamento di Capodanno di Rai1, in onda da Courmayeur la sera tra il 31 dicembre e l'1 gennaio.

Durante la notte è esploso un tam tam sul web che racconta di amici, colleghi e fan increduli di fronte alla notizia della scomparsa di uno dei cantautori italiani più amati, deceduto intorno alle 2 di notte. Il primo a dare la notizia della morte del grande cantautore napoletano e' stato il cantante Eros Ramazzotti che nelle prime ore del giorno ha commentato su Twitter "Anche Pino ci ha lasciato", scrive il cantante "Grande amico mio, ti voglio ricordare con il sorriso mentre io, scrivendo, sto piangendo. Ti vorro' sempre bene perche' eri un puro ed una persona vera oltre che un grandissimo artista. Grazie per tutto quello che mi hai dato fratellone, sarai sempre accanto al mio cuore. Ciao Pinuzzo.....".

Laura Pausini scrive "Sono molto scossa ed immobile nel letto" e anche lei condivide sui social le prime emozioni: "Alla tua famiglia e ai tuoi figli, il mio pensiero e il mio abbraccio. A noi tuoi fan rimani per sempre tu Pino Daniele. Con la tua arte unica. E questa foto, con la mia testa sulla tua spalla per dirti 'grazie'. Per avermi permesso di conoscerti da vicino. Per cantare con te e per te". "Una notte senza fine. Un dolore senza fine", 'cinguettano' i Negramaro. Fiorella Mannoia scrive: "Un dolore immenso. Sono attonita. Non trovo altre parole", mentre Dolcenera twitta: "Proprio ieri coi miei amici ti cantavamo e suonavamo... E continueremo a farlo. Tu eri #tuttanatastoria", a testimonianza di un amore e di una stima che hanno coinvolto anche le nuove generazioni. "Se e' morto Pino Daniele – scrive Francesco Di Gesu' (Frankie Hi-nrg mc) – adesso il nero e' totale". Il riferimento e' a 'Nero a meta", titolo dell'album pubblicato dall'artista partenopeo nel 1980, quello della consacrazione, e del tour che pochi giorni fa lo aveva riportato trionfale anche nella sua Napoli.

Commuove l'ultimo tweet di Pino sul suo profilo ufficiale. E' del 1 gennaio alle 17,38, con la scritta: "Back home... In viaggio per casa" e l'immagine della strada, in bianco e nero, scattata dall'auto in corsa.

Giuseppe Daniele, detto Pino, nasce il 1 marzo del 1955 in un sottoscala della provincia di Napoli. Cresciuto da due zie, principalmente per problemi economici dei genitori, da ragazzino scopre Elvis Presley e inizia a formare le primissime band. Nel 1977, il primo album "Terra Mia" in un cui fonde la cultura napoletana con il tanto amato blues, primo esempio del cosiddetto fusion partenopeo. Dentro ci sono i racconti dei munacielli e delle zie che l'hanno cresciuto, le piazze e i vicoli di Napoli, il jazz e il sogno americano, "Napule'" è contenuta nell'album e diventa il canto di una generazione. Nello stesso anno Pino Daniele si sposa e aspetta due anni per pubblicare il disco che porta il suo nome, quello che contiene "Je' so' pazzo", il brano che lo porta al Festivalbar. Nel 1980, esce "Nero a Metà" che lo consacra al grande pubblico e Rolling Stone lo inserisce tra i 100 migliori dischi italiani di sempre. L'anno dopo pubblica "Vai mo'" e diventa il punto di riferimento di quella Napoli musicale che interseca Africa, America e Mediterraneo. Per lui sono gli anni dell'impegno politico e del Newpolitan Power, vuole mostrare all'Italia che esiste un Meridione arrabbiato e strafottente, in grado di farsi sentire anche parlando in dialetto.
Successivamente arrivano le esperienze sui palchi dei festival internazionali, le collaborazioni con artisti stranieri, i concerti all'estero. Sciò, primo album live, è il riassunto di questa fase della sua carriera che tocca l'Olympia di Parigi, l'Apollo di New York, il Festival di Varadero. Pino Daniele anticipa così la world music.
A San Siro il 27 giugno del 1980, Pino Daniele apre il concerto di Bob Marley e quell'evento è ricordato come "il più grande show nella storia di Bob Marley e i Wailers". Avvia così una stagione d'oro che culmina pochi mesi dopo nel concerto a Piazza del Plebiscito, come ricorda il sito ufficiale: "L'apoteosi di quella prima stagione, l'apice e la fine di quell'orgoglio napoletano si registra il 19 settembre 1981: piazza del Plebiscito, allora un parcheggio e non certo il salotto buono della città, si riempie di duecentomila persone, nessune se le aspettava, forse è il primo megaconcerto italiano. Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito e uno straordinario James Senese accendono una notte tenerissima, indimenticabile". Ma il grande cantautore napoletano scrive anche famosissime colonne sonore per tre film di Massimo Troisi: Ricomincio da Tre, Le Vie del Signore Sono Finite, Pensavo Fosse Amore Invece Era un Calesse, con il celebre Quando.

Negli anno Ottanta ha il suo primo infarto. Per un breve periodo non può salire sul palco e fra i molti amici che gli stanno vicino ci sono proprio Troisi e Massimo Ranieri. Escono altri album: nel 1988 "Schizzechea with Love" che gli fa vincere il Premio Tenco, nel 1989 Mascalzone Latino - con omaggi ad Anna Magnani e a San Gennaro. E più tardi "Sotto O' Sole", "Un Uomo in Blues" e "Che Dio Ti Benedica", al quale partecipa anche Chick Corea e che vede Ornella Muti nel videoclip della canzone che gli dà il titolo. Si apre la stagione degli anni Novanta: il dialetto lascia il passo all'italiano come lingua principale, i temi che tocca sono quelli della xenofobia e dell'ecologia, ancora tantissime collaborazioni

Nel 1998 pubblica "Yes I Know My Way" con la collaborazione di Jim Kerr dei Simple Minds e l'anno dopo "Come Un Gelato all'Equatore". Scrive d'amore per la sua nuova donna e per la figlia che nasce dalla loro unione (la prima dopo quelli del primo matrimonio): è a lei che dedica "Medina". Dopo "Concerto", del 2002, si dedica all'esplorazione dei fiati e della musica gregoriana in "Passi d'autore", con omaggi a Che Guevara, Django Reinhardt e Maradona. Nel 2005 esce "Iguana Café" che lui definisce come un esempio di latin blues e melodie già nel sottotitolo, un'altra versione della fusione tra Napoli e Stati Uniti che ha segnato da sempre la sua carriera. La storia recente di Pino Daniele è fatta di "Il Mio Nome è Pino Daniele" e "Vivo Qui" del 2007, concertoni da tutto esaurito con altri artisti italiani e stranieri, Electric Jam dove porta anche il rap di J Ax ma anche il suo passato, con Mina, Battiato e Mario Biondi. "La Grande Madre", del 2012, segna l'arrivo del primo disco prodotto dalla sua etichetta, la Blue Drag, e un nuovo tour tra Italia e Stati Uniti. L'anno dopo celebra i 30 anni di carriera con "Tutta N'Ata Storia - Vai Mo' - Live in Napoli" da cui trarrà anche cinque serate evento al Teatro Palapartenope.

Per quasi un quarantennio è stato sinonimo di Napoli in musica. Quella colta, sempre alla ricerca di un ponte tra la straordinaria ricchezza sonora della città e il mondo di fuori, il Delta del blues o il jazz di New Orleans. Ma anche quella popolare, con canzoni che hanno aggiunto colore e anima alla sua terra, già in questo assai vivace di suo. Per questi e mille altri motivi Pino Daniele mancherà al Mondo intero. Il cantautore che ha salutato il 2015 appena entrato e purtroppo anche i suoi fan e tutto il pubblico che da generazioni continuava a seguirlo ed amarlo, con la sua musica però resterà per sempre nel cuore degli italiani dal palco universale.