Il piano colore, un valido strumento caduto nell'oblio

Fu adottato nel 2001, ma mai preso in considerazione

MONREALE, 27 novembre - Era il mese di marzo del 2001 quando Monreale venne munita di un importante strumento urbanistico adeguato all'importanza storica della città monumentale: il cosiddetto "piano del colore".

Presentato il 7 maggio 2001 al Comune di Monreale, il progetto fu approvato all'unanimità dal Consiglio comunale dell'epoca e reso immediatamente esecutivo e non lasciato a dormire nell'Archivio Storico del Comune. Anche la Soprintendenza, ai soli fini della tabella paesaggistica , monumentale ed ambientale approvò l'esecuzione del piano. Progetto da utilizzare da parte del Comune. Uno strumento contenuto nei piani di recupero urbanistico che aveva lo scopo di impedire l'anarchia nella ristrutturazione degli edifici della città medievale e da conservare preziosamente.

Di seguito doveva essere l'ufficio Urbanistica del municipio ad essere chiamato ad agire contro le pitturazioni "selvagge " delle facciate e le ristrutturazioni non conformi all'architettura che si confronta con quella del duomo.
Invece si è preferito chiudere nei cassetti degli uffici un lavoro di grande impegno professionale eseguito dai tecnici Natale Sabella, Rita Lo Coco e Salvatore Venturella, senza la più pallida applicazione della progettazione e la cura degli aspetti di colorazione delle facciate che fissano norme e regolamenti, la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente, normando al contempo l'azione e l'intervento pubblico e privato aprendo lunghe prospettive di lavoro.

Per una grossa fetta di operatori, dal progettista all'artigiano, tra muratori, ebanisti, fabbri, indoratori, elettricisti era un lavoro duraturo tale da agganciare anche la nascita di quella scuola dei mestieri morta assieme alla fallita area artigianale per avviare al lavoro tanti giovani senza occupazione.

Il Comune di Monreale, e non è una novità, non disponendo delle necessarie risorse finanziarie per intervenire su tutto il centro storico ha determinato con i tecnici incaricati, allora, uno studio generale sul colore limitato ad un'area d'intervento ben preciso attorno al duomo, la Ciambra, le vie Palermo, D'Acquisto e Umberto I.

Un'esecuzione programmatica che trova ancora pronti gli istituti bancari ad appoggiare con un credito a lunghe scadenze gli impegni di pagamenti come disposto dalle leggi regionali e nazionali. E da non dimenticare che le tinteggiature, il rifacimento totale degli infissi, le insegne assieme agli arredi sono oggetto di autorizzazione comunale. Ed ancora : il progetto di colorazione di un edificio è vincolato ai sensi della Legge 1089 del 1939 .