Per battere il racket serve coraggio e fare gioco di squadra

Tavola rotonda oggi a Palazzo Arcivescovile. LE FOTO

MONREALE, 29 novembre – Per dirla con il prefetto Santi Giuffrè, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, è stata una "passerella". Una di quelle, però, che rendono visibili la presenza dello Stato.

E lo è stata in un territorio, come quello di Monreale, immerso fino al collo in una realtà di provincia, dove, come ha sottolineato il piemme Francesco Del Bene, “guru” del processo Nuovo Mandamento, forte è la presenza mafiosa, soprattutto ij grado di rigenerarsi con enorme facilità (pubblichiamo a parte i suo intervento).

Sono state numerose e prestigiose le autorità, che si sono date appuntamento stamattina a Palazzo Arcivescovile, dove si è tenuta una tavola rotonda organizzata da Addiopizzo sul tema della lotta al racket e della mafia più in generale.

L’incontro è servito a fare un po’ il punto su un fenomeno, quello delle estorsioni, per opporsi alle quali, fortunatamente, sembra in crescita il coraggio degli imprenditori, che, piano piano, decidono di saltare il fosso e denunciare i loro aguzzini.

La strada, però, è ancora tortuosa, soprattutto in provincia, dove, a differenza della realtà cittadina, più diretto e quindi più facilmente incline al timore, è il rapporto con i mafiosi, con chi, forte della propria posizione, detta legge e spadroneggia, sulla pelle di tanti onesti commercianti ed imprenditori.

Tutti concordi, quindi, con Daniele Marannano, presidente di Addiopizzo in testa, nel dire che, per quanto prezioso e capillare il lavoro della Forze dell’Ordine, non può raggiungere i risultati sperati se non supportato da quello dei cittadini.

Significativo il fatto che la tavola rotonda si sia tenuta a Palazzo Arcivescovile. Un segno evidente di come anche la Chiesa debba porsi, e con tanto impegno, il problema della lotta alla mafia e dell’imposizione del pizzo alla gente onesta.

“La Chiesa di Monreale, accogliendo nella sede dell’arcivescovado questa manifestazione – sono state in questo senso le parole dell’arcivescovo, monsignor Michele Pennisi – e con altre iniziative vuole dare un segnale forte a tutta la società riaffermando la radicale incompatibilità tra mafia e vita cristiana e di conseguente rifiuto di ogni compromissione della comunità ecclesiale col fenomeno mafioso”.

Una testimonianza preziosa è arrivata dal giornalista de L’Espresso, Lirio Abbate, più volte oggetto di minacce, che nel suo excursus sulla mafia madonita, ha sottolineato, tra l’altro i vantaggi, anche economici, della denuncia.

Il sindaco di Monreale, Piero Capizzi ha posto l’accento sulla necessità di ribaltare la mentalità mafiosa attraverso l’istruzione, aggiungendo come obiettivo della sua amministrazione comunale sia quello di procedere in questa direzione per consentire l’affrancamento da un modo di ragionare tipico di chi è vicino a Cosa Nostra. Capizzi, inoltre, ha annunciato la imminente approvazione in Consiglio comunale di un regolamento, che era stato sollecitato nei mesi scorsi da Toti Gullo, che riconosca dei vantaggi tributari nei confronti di chi denuncia l’usura ed il racket.

Della necessità di fare squadra e lavorare in rete ha parlato, quindi, il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, secondo la quale lo stare assieme, tutti uniti può essere un valido strumento per combattere il fenomeno mafioso.

“Ben vengano appuntamenti-passerella come questo – ha concluso il prefetto Santi Giuffrè – che accendono la luce sulla provincia. La scelta di stare con lo Stato è una scelta di libertà ed il consumo critico è una vera e propria rivoluzione culturale”.