Fotovoltaico, la Procura indaga su un impianto realizzato a Monreale

Mancherebbero le necessarie autorizzazioni della Soprintendenza

MONREALE, 27 novembre – Presunte irregolarità nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni concesse per la realizzazione di un impianto di energie rinnovabili a Monreale, sono al centro di un indagine condotta dalla Procura di Palermo e che ha messo sotto inchiesta soprintendenti, dirigenti regionali e imprenditori.

Come riporta oggi LiveSicilia in un articolo di Riccardo Lo Verso,secondo la ricostruzione della Procura, l'impianto, costruito dalla Rinnova Duccotto e poi acquistato dagli spagnoli della Blu Solar, sarebbe stato realizzato in assenza del parere vincolante della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo. La ragione di tale mancanza sarebbe stata – secondo le indagini – la corsa alla possibilità dell'impresa di rientrare nel cosiddetto Conto Energia 2, il meccanismo che premiava con tariffe incentivanti l'energia prodotta dagli impianti fotovoltaici. Carte regolamentate a modo e nei tempi previsti, infatti, avrebbero consentito ai gestori del parco, tra il 2011 ed il 2013, d'incassare oltre un milione di euro rispetto alle tabelle rivisitate al ribasso negli anni successivi.
Nel 2011 la Rinnova Duccotto srl chiese ed ottenne dalla Regione siciliana il via libera per il nuovo impianto, concesso, come previsto dalla legge, al termine di una conferenza di servizi senza che, però, sostengono i pubblici ministeri, fosse arrivato il parere obbligatorio della Soprintendenza. Secondo l'accusa, infatti, il cosiddetto silenzio assenso, non poteva essere ritenuto valido né utilizzabile per la localizzazione della cabina di controllo dell'impianto che sorge sull'alveo di un torrente. Dopo la conferenza di servizi e prima del rilascio della concessione, il parere positivo arrivò comunque ma non menzionava che quella cabina si trovasse in prossimità del torrente.

Gli indagati sono l'ex soprintendente di Palermo, Adele Mormino, e il dirigente della stessa Soprintendenza, Sergio Aguglia, per i quali è stato ipotizzato il falso, ma l'iscrizione rappresenterebbe un atto dovuto, la dirigente dell'allora assessorato regionale all'Industria, Francesca Marcenò, ipotesi di abuso d'ufficio, e gli imprenditori Giuseppe Meli, Mauro Folcarelli, Gullerme Carvalho e Giuseppe Roberto Pasqua, legali rappresentanti e presidenti dei consigli di amministrazione delle società che si sono succedute nella proprietà dell'impianto. Per loro i pubblici ministeri Claudia Ferrari e Claudia Bevilacqua ipotizzano l'indebita percezione.