Le lacrime, lo strazio, l'affetto: l'ultimo saluto di Aquino ad Alessandro Caravello

Centinaia di persone commosse hanno preso parte ai funerali

MONREALE, 14 ottobre – La domanda che si facevano tutti, con gli occhi gonfi di lacrime era: perché? Perché un ragazzo così giovane e così ben voluto da tutti ha cessato di vivere in questo modo così brutale? Perché la sua vita è stata spezzata a soli 22 anni?

Con questi terribili interrogativi oggi Aquino ha dato l'estremo saluto ad Alessandro Caravello, che venerdì scorso a bordo del suo scooter ha impattato violentemente contro un pullman in sosta in via Ernesto Basile a Palermo e che sabato, intorno all'ora di pranzo, è stato dichiarato in stato di morte cerebrale, prima del decesso certificato, che è avvenuto ieri.

Ad Aquino, nella parrocchia di San Giuseppe, dove si sono celebrati i funerali, c'era un popolo. C'era tutta la comunità monrealese, rappresentata simbolicamente dal sindaco Piero Capizzi e soprattutto c'erano le centinaia di amici, che hanno voluto salutare Alessandro e piangerne una scomparsa così crudele.
La chiesa, già dal momento dell'arrivo della salma, si è rivelata insufficiente per potere ospitare questa folla oceanica che stamattina, fin dalle prime ore, si è riversata nella piazzetta della frazione.

Gli amici, gli abitanti della borgata non hanno voluto far mancare il loro affetto ad Alessandro, che consideravano a tutti gli effetti uno di loro. Palloncini, botti, rombo di motore, magliette commemorative sono state le manifestazioni tangibili di quanto questo ragazzo fosse amato.
All'interno della chiesa, come era facile immaginare, le scene sono state strazianti, con i familiari devastati da un dolore immenso, quale quello della perdita improvvisa di un ragazzo di soli 22 anni. Toccanti del parole del parroco, don Giuseppe Spera, che ha invitato tutti a confidare nella misericordia del Signore, unico modo per trovare un po' di pace di fronte ad una tragedia di questa portata, invitando i giovani a vivere una vita di partecipazione nella comunità, perché nessuno si senta escluso.

Al termine della funzione, Alessandro è stato portato a spalla di fronte la casa nella quale abitava, poco distante dalla chiesa, per una ultimo soggiorno nei pressi della sua dimora. A salutarlo, prima del trasferimento al cimitero, un lungo interminabile applauso, con un groppo alla gola che non riusciva ad andare giù.