Amarcord, quel masso che nel 2009 mise a rischio 40 famiglie

Il precedente analogo più importante della storia recente monrealese

MONREALE, 26 luglio - Furono lunghe ore di paura e di tensione. Colpa di un enorme masso che sul monte Caputo si staccò dal terreno e si è girò su se stesso, mettendo a serio rischio tutta la zona sottostante. Un masso, dicevano gli esperti, di oltre quindici metri cubi, dal peso di diverse tonnellate.

Come dire: non un pericolo già realizzato, ma un enorme pericolo potenziale. Se, infatti, malauguratamente, il masso avesse iniziato una corsa lungo le pendici del monte, certamente sarebbe successa una vera e propria catastrofe.

Il precedente più importante che ricordiamo, adesso che il problema si presenta analogo, avvenne il 24 gennaio 2009. Quel giorno, caratterizzato, a differenza di questi, da un freddo gelido, quel masso mise a rischio l'incolumità di diverse famiglie, che si videro raggiungere da un'ordinanza si sgombero immediato, emessa dal sindaco di allora, Toti Gullo, che, giusto quel giorno compiva sessant'anni e che difficilmente avrebbe potuto trovare un modo più "impegnativo" per festeggiare il compleanno.

Le condizioni meteo di quel pomeriggio non lasciavano sperare nulla di buono, dal momento che su Monreale imperversava un tempo da lupi, con pioggia battente e fortissime raffiche di vento. C'era il rischio, in sostanza, che il masso dalla strada vicinale Caputello, che sovrasta la cittadina, si trasformasse in un enorme proiettile, in grado di travolgere tutto quello che trovava lungo la sua corsa. Quaranta circa le famiglie a rischio, ma potevano essere di più, perché era impossibile prevedere in anticipo la traiettoria di un'eventuale spostamento a valle.

A dare l'allarme fu Samuele Terruso, che con la sua famiglia abitava nella zona. «Mi sono accorto che l'enorme pietra aveva fatto una rotazione su se stessa – racconta – e così ho avvertito immediatamente il comando di Polizia municipale». Colpa, probabilmente, delle lunghe piogge dei giorni precedenti che contribuito a creare uno smottamento alla base del masso, lungo il terreno.

A quel punto cominciarono gli interventi che coinvolsero decine di persone. Sul posto arrivarono gli uomini della Protezione civile, i vigili del Fuoco, carabinieri, agenti della polizia municipale, tecnici del Comune ed anche i volontari dell'associazione di protezione civile "Overland".
Per le famiglie sgomberate fu previsto un eventuale ricovero presso la scuola elementare «Francesca Morvillo» di via Biagio Giordano.
In serata, quando già era buio e con le condizioni climatiche si facevano sempre più avverse, cominciarono le operazioni di messa in sicurezza. Il masso fu imbracato con delle lunghe funi d'acciaio ed ancorato al suolo, grazie all'intervento di una ditta specializzata. Questa operazione richiese oltre cinque ore e terminò in nottata.

Nei giorni successivi i lavori coordinati dal funzionario dell'Ufficio tecnico Mario Arcidiacono proseguirono con delle iniezioni di «Bristol» sul masso, una malta resinosa che determinò lo sbriciolamento della roccia, rendendola innocua.