Per Mario Licodia e Rita Di Carlo 3 anni e 2 anni e 3 mesi di reclusione
PALERMO, 16 maggio - Volevano solo girare una scena un po' insolita, per rendere un po' di "colore" al filmino del matrimonio del figlio, puntando un fucile contro l'operatore televisivo. Purtroppo, però, partì un colpo che non gli diede scampo e Calogero Scimeca morì sul colpo.
Con questa accusa sono stati condannati adesso (i fatti risalgono al 24 luglio del 2010) Mario Licodia e Rita Di Carlo di Altofonte. Il giudice monocratico ha riconosciuto nel loro gesto l'omicidio colposo e l'incauta detenzione di arma da fuoco. Per loro rispettivamente tre anni e due anni e tre mesi di reclusione. Accolta la tesi accusatoria del sostituto procuratore Francesco Grassi. La difesa, invece, avrebbe voluto patteggiare una pena di cinque mesi che il pm ha respinto, considerata la gravità della questione.
La vicenda risale, come detto, al 24 luglio del 2010, quando un giorno che sarebbe dovuto essere festoso, uno di quelli che non si scordano più, quello del matrimonio di un giovane di 27 anni (Ignazio Licodia), si trasformò in un'immane tragedia, che, purtroppo, per motivi opposti, allo stesso modo non potrà più essere dimenticato.
Calogero Scimeca, 45 anni, fece una fine assurda. Colpito alla tempia sinistra da un proiettile partito accidentalmente da una carabina calibro 22, usata solitamente per andare a caccia da Mario Licodia, (padre dello sposo) e che quel pomeriggio, per una finzione scenica, si rivelò fatale. Ironia della sorte, Scimeca, tra l'altro, non sarebbe dovuto essere lì. Aveva sostituito per riprendere le scene del matrimonio, un collega assentatosi all'ultimo momento.
Quel giorno, tra l'altro, nel piccolo centro alle porte di Palermo erano in programma i festeggiamenti in onore di Sant'Anna. Era previsto uno spettacolo musicale, come solitamente avviene nei piccoli paesini. E proprio a ridosso del municipio era stato allestito un palco, con gli strumenti musicali già pronti. Nulla di tutto questo avvenne, ovviamente. Il sindaco del tempo, Vincenzo Di Girolamo sospese i festeggiamenti, in segno di lutto e di rispetto per il dolore dei familiari.
In casa dello sposo, dove perse la vita il cineoperatore Calogero Scimeca, quel pomeriggio fu un via vai continuo: forze dell'ordine, parenti, paesani, semplici curiosi. Tanti avevano ancora indosso il vestito, quello buono, che avrebbero dovuto indossare per presenziare al matrimonio.
Qualcuno stava già recandosi in chiesa, qualche altro attendeva ancora in casa, prima di ricevere la notizia terribile della morte del cameraman.