Lunghi i tempi d'azione del Tar per cause come questa
MONREALE, 23 ottobre - Il contenzioso dinnanzi al Tar fra Lea Giangrande, moglie dell'ex sindaco Toti Gullo, ed il Comune di Monreale, sul maxi risarcimento chiesto a quest'ultimo per la vicenda dalla mancata concessione edilizia per la costruzione di un agriturismo, andrà "in eredità" alla prossima amministrazione.
Molto difficile, per non dire impossibile, che quella attuale opti per arrivare ad una transazione e chiudere anzitempo una vicenda destinata, invece, a trascinarsi ancora a lungo. In ballo ci sono 650 mila euro, chiesti dalla Giangrande dopo il pronunciamento del Tar, che ha sancito come la concessione edilizia richiesta dall'ex presidente dell'Ato fosse da concedere da parte del Comune
Quest'ultimo, per mutuare un'espressione calcistica, giocherà per lo 0-0, cioè partendo dalla considerazione che difficilmente potrà mettere a segno un gol, dopo essere stato sconfitto nel merito al giudizio del Tribunale Amministrativo. Cercherà, nella sua strategia difensiva, di sostenere che non c'è obbligatoriamente nesso di causalità fra il mancato rilascio della concessione e la perdita di finanziamenti europei, come affermato, invece, dalla difesa della signora Giangrande. Ruolo di grande rilievo nella querelle, inoltre, avrà la tempistica del rilascio: questo, cioè, arrivò quando l'opportunità di ottenere i finanziamenti era definitivamente tramontata o per ottenerli c'era ancora tempo? Insomma tutta materia per avvocati amministrativisti bravi, che si sfideranno in punta di diritto. Per arrivare a capo della questione, però, volendo fare una stima approssimativa, passeranno almeno tre anni, se non di più, considerato che per questioni analoghe il Tar di Palermo deve ancora esaminare pratiche datate almeno tre anni.
La questione, giusto per ricordarla brevemente, nasce nel 2010, a causa del mancato rilascio di una concessione edilizia alla signora Giangrande in contrada Scarda Rubinotto per la realizzazione di un agriturismo. Mancata concessione che ha poi portato ad un pronunciamento del Tar che ha dato ragione alla ricorrente, che successivamente ha intentato una causa risarcitoria nei confronti del Comune, chiedendo 650 mila euro. Una partita ancora tutta da giocare ed ancora lontana dal triplice fischio.