Giuseppe Marchese e Maria Rita Segreto avevano testimoniato in un processo
MONREALE, 10 febbraio - Erano stati chiamati a testimoniare su una lite tra vicini e poi erano stati accusati di falsa testimonianza. Adesso, però, Giuseppe Marchese e Maria Rita Segreto sono stati assolti. il primo perchè il fatto non costituisce reato, la seconda perchè il fatto non sussiste.
A pronunciarsi è stato il Gup del tribunale di Palermo, che sollevato i due dalla grave accusa di aver reso falsa testimonianza nel corso di un procedimento penale. I fatti risalgono al 10 novembre 2011, quando i due, chiamati a testimoniare in un processo penale dinnanzi al Giudice di Pace di Monreale, avevano reso dichiarazioni ritenute false. Tanto che proprio il Giudice aveva disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per l'iscrizione dei due testimoni nel registro degli indagati per il delitto di falsa testimonianza. All'udienza preliminare, presieduta dal giudice Gelardi, la difesa chiedeva il rito abbreviato. Nel processo il giudice ha escluso ogni responsabilità penale dei due monrealesi.
Lo stesso Sostituto Procuratore aveva chiesto l'assoluzione di entrambi, chiedendo l' incompatibilità a testimoniare per alcune particolari posizioni personali o processuali in cui versano le persone chiamate a rendere dichiarazioni nella fase delle indagini o nel processo. Il difensore di entrambi gli imputati, l'avvocato Mario Caputo, aderiva parzialmente alle richieste del P.M. ovvero chiedendo l'assoluzione di Giuseppe Marchese, mentre per Maria Rita Segreto, con diverse argomentazioni prospettava l'assoluta insussistenza del reato, perché riteneva le dichiarazioni rese dalla stessa innanzi al Giudice di Pace prive di qualsiasi falsità e , pertanto, insussistente il reato.
Per tale motivo il Giudice dell'Udienza Preliminare, aderendo alle richieste assolutorie prospettate dalla pubblica accusa e dalla difesa, ha assolto Marchese perché il fatto non costituisce e la Segreto, perché il fatto non sussiste. La sentenza è stata accolta con grande soddisfazione dai due monrealesi e dal loro difensore, che fin dagli inizi aveva sostenuto l'estraneità dei propri assistiti al gravissimo reato contro l'amministrazione della giustizia contestato.