Le indagini andavano avanti dal 2008. Decisive le intercettazioni
PALERMO, 15 gennaio – La droga correva tra Palermo, Monreale ed altri centri della provincia, ma pure in direzione di Trapani e Ragusa. A farla viaggiare c'era una rete di pusher, fornitori e fiancheggiatori che è stata smascherata dai carabinieri della Compagnia di Monreale
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L'operazione, denominata "Nikla", dal nome di un cane antidroga dal fiuto particolarmente fine, ha portato all'arresto di 22 persone, che a partire dalle 3 di stanotte sono state bloccate dai militari. A questi se ne devono aggiungere altre 28 che alla spicciolata erano state arrestate in precedenza e che a vario titolo erano co-protagoniste di un giro d'affari che valeva circa 50-60 mila euro alla settimana.
Le indagini, partite nel 2008, sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia e da Diana Russo, mentre le ordinanze di custodia cautelare portano la firma di Luigi Petrucci. A spiegarla ai giornalisti sono stati lo stesso procuratore Scalia, il comandante del Gruppo Caarbinieri Monreale, tenente colonnello Pierluigi Solazzo, il comandante della Compagnia Monreale, capitano Paolo Del Giacomo ed il comandante del Nucleo Radiomobile, tenente Giacomo Moschella.
L'operazione, in pratica, è servita ad individuare una rete di fornitori, pusher e fiancheggiatori dello spaccio di stupefacenti, far luce su alcuni canali di approvvigionamento tra il capoluogo e i più grossi centri della provincia e tra questi Monreale e Partinico. E' servita anche a far luce su alcuni canali di approvvigionamento tra il capoluogo ed il resto dell'isola, con particolare riferimento alle province di Ragusa e Trapani, identificando tre spacciatori extracomunitari che acquistavano la droga a Palermo e la smerciavano poi nel Ragusano. Grazie a questa attività di contrasto sono stati sequestrati nel complesso circa 50 chili di hashish e 120 grammi di cocaina.
Le indagini sono partite dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali utili a far luce sullo spaccio al dettaglio nelle zone dell'Uditore, Zisa e via Perpignano. Da qui, via via si è riusciti a risalire a tutta la rete. Criptico il linguaggio utilizzato dai protagonisti: spesso la droga era indicata come "la birra", i Cd" o le "magliette".
Personaggio chiave dell'indagine viene indicato Andrea Di Maggio, noto ai suoi collaboratori come "lo zio".Questi si serviva di corrieri che effettuavano il trasporto degli stupefacenti, convinti ad assumersi i rischi, oppure già in obbligo con lui, ma anche di altri spacciatori che per debiti pregressi o si prestavano semplicemente per guadagnare piccole somme.
Singolare, poi la vicenda della famiglia Pezzino-Mattina-Russo di Partinico. Tutti disoccupati, vivevano infatti esclusivamente del provento delle loro attività di spaccio e tutti, a vario titolo, erano coinvolti. I loro appartamenti si trasformavano infatti in punti vendita e per la particolare ubicazione, offrivano ogni garanzia di sicurezza: dalle case popolari riuscivano infatti ad osservare i movimenti in uscita delle pattuglie di Partinico, allertandosi di conseguenza.