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Processo quietanze Montepaschi Serit, Fortunato Segreto ribadisce la propria estraneità

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Ha deciso di non avvalersi della facoltà di non ripondere

PALERMO, 4 gennaio - Ha ribadito la propria innocenza Fortunato Segreto nel corso del processo d'appello che riguarda l'ex funzionario della Montepaschi Serit, Francesco Martorana, coimputato della vicenda nella quale lo stesso Segreto è stato coinvolto.

Durante l'ultima udienza, l'ex consigliere comunale (è stato sospeso dalla carica nel dicembre del 2011), assistito dall'avvocato Piero Capizzi, sebbene avesse la facoltà di non rispondere in ragione della sua veste di coimputato nello stesso processo, ha deciso di rispondere alle domande delle parti, ribadendo fermamente quanto aveva già sostenuto nel corso dell'interrogatorio di garanzia e cioè la propria assoluta estraneità alle ipotesi contestategli di un suo consapevole concorso nel reato di peculato.

Fortunato Segreto era stato posto agli arresti domiciliari il 27 ottobre del 2010, quando gli era stato contestato un giro di quietanze di pagamento dei tributi presso lo sportello Serit, presso cui lavorava come guardia giurata per conto di un'azienda addetta alla vigilanza. Quietanze che, secondo l'accusa, sarebbero state rubate e vendute a contribuenti che, in questo modo, evitavano di pagare il dovuto. In quella occasione ai domiciliari era finito pure il dipendente della Serit, Francesco Martorana.

I due, poi, hanno scelto due strade processuali: Segreto, che in primo grado è stato condannato ad un anno e otto mesi, ha scelto il rito abbreviato, diversamente da Martorana, che ha optato per il rito ordinario.

Nel corso del processo contro quest'ultimo le persone offese, che nel giudizio contro Segreto non si erano neppure presentate, si sono invece costituite parti civili contro Martorana per chiedere il risarcimento del danno subito.

"Ritengo di essere a posto con la mia coscienza, consapevole di non aver mai perpetrato alcun reato - ha detto Segreto - e confido di poter provare la mia innocenza nel giudizio di appello, mettendo fine a questa vicenda che ho vissuto e che vivo con estrema sofferenza".

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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