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32 anni fa come domani l'uccisione del capitano Emanuele Basile

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Alle 11 deposizione di una corona d'alloro sulla lapide che ne ricorda il sacrificio

MONREALE, 3 maggio – Il capitano Emanuele Basile, comandante della Compagnia dei carabinieri di Monreale, era un giovane di nemmeno 31 anni quando venne barbaramente assassinato a piazza Canale la notte del 4 maggio 1980.

Un uomo che aveva dei capisaldi ben precisi nella sua testa: il senso dello Stato, la sua famiglia, l’impegno nel contrasto di Cosa Nostra. Fu quest’ultimo aspetto della sua personalità a costargli caro, carissimo. Un prezzo che pagò con la vita. L’ufficiale, infatti, era stato tra i primi a “mettere il naso” negli affari illeciti che i corleonesi, che si affacciavano alla ribalta del grande business mafioso, stavano organizzando nel vasto territorio di Monreale. Una “colpa” che per la cupola del tempo doveva essere punita con l’eliminazione.

Ad uccidere l'ufficiale ci pensò un commando composto da Vincenzo Puccio (poi assassinato nel carcere dell'Ucciardone a colpi di bistecchiera), Armando Bonanno (successivamente «inghiottito» dalla lupara bianca) e Giuseppe Madonia, della «famiglia» di Resuttana. A fornire il supporto logistico, invece, fu Giovanni Brusca, così come egli stesso ammise. I tre killer furono prima bloccati, poi rilasciati. Ci vollero ben sette processi perché fossero condannati definitivamente all'ergastolo, assieme ai boss della commissione di Cosa Nostra. Il commando che eliminò il capitano Basile entro in azione poco dopo la mezzanotte. Basile stava tornando a casa assieme alla moglie ed alla figlioletta Barbara che allora aveva quattro anni. Era reduce dal ricevimento che il Comune aveva dato a Palazzo di Città in occasione dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Gli assassini si erano confusi tra la folla, aspettando l'arrivo della vittima a piazza Canale. Sapevano con certezza che l'ufficiale sarebbe passato da lì. Spararono numerosi colpi fra la folla, diretti al capitano.

La moglie sfuggì all'agguato per miracolo: fu salvata dall'agendina d'argento conservata nella sua borsa. La figlioletta Barbara, nell’estremo atto di eroismo dell’ufficiale, fu salvata perché il papà, che la teneva in braccio, le fece scudo col suo corpo. Domani, come ogni 4 maggio, il capitano Basile sarà commemorato alle 11 a piazza Canale, dove una corona di fiori verrà apposta sulla lapide che ne ricorda il sacrificio. Alla breve cerimonia saranno presenti diverse autorità civili, militari e religiose.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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