Parla l'uomo assolto dall'accusa di truffa dopo quattro anni di processo
MONREALE, 29 gennaio – A distanza di qualche giorno dalla sua assoluzione, parla il monrealese Francesco Lo Coco, per quattro anni sottoposto ad un processo, perché accusato di una maxitruffa ai danni dell'Eni.
Un processo che lo ha segnato e che gli ha reso la vita difficile, tanto perché è stato costretto a perdere il lavoro, quanto per tutte le altre ragioni che possono essere facilmente comprese.
Come ci si sente all'indomani di un processo per una colpa non commessa?
“Oggi ancora non riesco a capire. Mi sento ancora molto confuso e frastornato per tutto quello che ho dovuto subire in questi anni, per qualcosa che non ho mai neppure pensato di fare”.
Dopo la perdita del suo lavoro come ha fatto ad andare avanti ed a mantenere la sua famiglia?
“Ho accettato i lavori più umili senza mai tirarmi indietro, pur di mantenere la mia famiglia che mia ha sempre dato la forza di andare avanti”.
Chi sono state le persone piu' vicine in questa vicenda?
“Sicuramente più di tutti mia moglie, e tutta la mia famiglia che mi ha sempre dato la forza di non mollare, devo tutto loro. Ringrazio miei avvocati Salvino e Mario Caputo che mi hanno assistito e mi sono stati vicini anche umanamente e l'ingegnere Annalisa Agrusa che ha eseguito le perizie tecniche. Malgrado tutto quello che ho passato ho sempre avuto fiducia nella giustizia”.
Ci sono stati momenti di sconforto?
“Sì, all'inizio i 22 giorni di carcere e soprattutto i due di isolamento sono stati per me durissimi. Ricordo che al mio rientro mio figlio che allora aveva 8 anni pensava che io fossi scomparso nel nulla. Ha pianto molto insieme a me, sia allora che quando ha saputo che ero stato assolto, mi ha abbracciato fortissimo. Altro momento difficile è stato cinque anni fa, quandoe mi stavo lasciando prendere da una forte depressione che ho superato grazie all'arrivo della mia seconda figlia che mi ha ridato la gioia di vivere. Oggi voglio solo dimenticare e vivere serenamente con la mia famiglia e con me stesso”.
Cosa chiede allo Stato per aver dovuto subire una pena ingiusta?
“Mi sembra legittimo riavere tutto quello che ho perso senza ledere nessuno e ritornare alla mia vita normale”.